Intervista a
Daniel Denis (2000)

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di Beppe Colli
Aug. 9, 2005



"Gruppo si riforma dopo tanto tempo, nuovo album delude". Una storia familiare, giusto? Quindi non ci aspettavamo molto dopo aver sentito che uno dei nostri gruppi preferiti del panorama Rock In Opposition degli anni settanta e ottanta, gli Univers Zero, stava per registrare un nuovo album dopo più di un decennio di silenzio. Sebbene la maggior parte dei fan si dichiarasse soddisfatta - e alcuni trovassero eccessivamente aspra la nostra recensione di The Hard Quest (1999) - chi scrive non fu altrettanto entusiasta dei risultati. Non è che il gruppo fosse diventato "commerciale". Ma quello che una volta sembrava nuovo e vitale ora suonava manierato, perfino un po' sterile.

Così pensammo di fare un'intervista al compositore principale del gruppo (e primus inter pares), il batterista Daniel Denis. L'intervista fu condotta nel febbraio 2000. Inviammo le nostre domande - in inglese - via e-mail alla Cuneiform, che gentilmente le inoltrò - via fax - a Daniel Denis. Denis inviò le sue risposte - in francese - al fax di un nostro amico, che giunse a casa nostra con alcuni metri di carta - con prosa scritta a mano! Fortunatamente la calligrafia era molto chiara (ed estremamente elegante: più tardi Denis ci informò che era quella di sua moglie), quindi niente problemi di interpretazione del testo. Dopo aver chiarito un paio di punti per telefono (così scoprendo che l'inglese parlato di Denis era di gran lunga superiore al francese parlato di chi scrive) traducemmo l'intervista, che apparve sul # 22, marzo 2000, del mensile italiano Blow Up. (Questa è invece la prima volta per la traduzione inglese: non molto elegante, ma fedele.)

Nel tempo trascorso dall'intervista, il gruppo ha pubblicato altri due album: Rhythmix (2002) e Implosion (2004). Nessuno dei quali potrebbe essere considerato "cattivo" - ma quel feel da noi giudicato sterile, meccanizzato non è più scomparso. (Ma un nostro amico che ha visto il gruppo dal vivo lo scorso anno asserisce di averlo trovato in forma eccellente.) Ovviamente il primo album il cui ascolto suggeriremmo a chi non avesse mai ascoltato nulla del gruppo è ancora Ceux Du Dehors. Ma la ristampa (2001) dell'EP Crawling Wind - per tanto tempo fuori catalogo, e ora con splendide cose nuove (come una versione live di Thriomphe Des Mouches) ad affiancarsi a vecchi capolavori quali Central Belgium In The Dark - verrebbe subito dopo.


Nel panorama stilisticamente eterogeneo che siamo soliti racchiudere sotto il nome-ombrello di Rock In Opposition la produzione discografica del gruppo belga degli Univers Zero occupa senza alcun dubbio un posto di riguardo: una musica atipica già a partire dalla strumentazione (oboe, fagotto, violino, tastiere e una mobilissima batteria), le cui meticolosissime composizioni sono sovente contraddistinte da atmosfere cupe e opprimenti. L'esplorazione di questo mondo sonoro non presenta alcuna difficoltà pratica: tutti i dischi del gruppo sono agevolmente reperibili su CD, un formato che ha tra l'altro giovato ai primi due album, eliminando quella quota di cupezza aggiuntiva dovuta alla stampa in vinile. A questo punto sorge probabilmente la domanda: "sarà pure 'In Opposition', ma con quella strumentazione... che Rock è?". Giusta domanda. E qui dobbiamo fare un passo indietro.

I tre nomi decisivi per questa storia (che riguarda, lo ricordiamo, l'elaborazione di una musica europea, anche se non è poi mancata un'appendice in terra statunitense) sono quelli dei Faust in Germania, Henry Cow in Inghilterra e Magma in Francia. Ma dietro c'è l'esplosione musicale degli anni '60, con Frank Zappa e Captain Beefheart negli Usa, i primi Pink Floyd di Syd Barrett e i Soft Machine in Inghilterra nonché innovatori del jazz quali John Coltrane e Sun Ra e la meditazione sugli insegnamenti di compositori classici (nel caso dei Magma il riferimento obbligato è a nomi quali Stravinskij e Carl Orff). Durante gli anni '70 l'obiettivo dichiarato è quello di elaborare una musica "rock" (per timbriche, elettrificazione, lavoro di studio) che pur tenendo conto di influenze quali quelle sopracitate si riallacci alle tradizioni nazionali dei gruppi, che infatti recuperarono sovente la propria lingua madre accantonando l'inglese. Questo splendido fermento fu vivo per parecchi anni in paesi come la Francia, l'Italia, il Belgio, la Svezia, la Germania - e c'è anche un'onda lunga che riguarda i paesi dell'est europeo.

Batterista, tastierista e compositore autodidatta, Daniel Denis è un musicista tipico per l'epoca in cui si forma: alla fine degli anni '60 suona Hendrix e Cream, esplora poi tempi dispari nel gruppo chiamato Arkham, partecipa quale secondo batterista a qualche concerto dei Magma di Christian Vander (una grossa influenza), per poi fondare insieme a Roger Trigaux e Guy Segers i Necronomicon, che di lì a poco muteranno il nome in Univers Zero. E' una musica contraddistinta da forte passione e da non meno forte controllo esercitato sulla forma. I primi due album - 1313 ('77) e Heresie ('79) - vedono eccellenti personalità strumentali quali il violino di Patrick Hanappier, l'oboe e il fagotto di Michel Berckmans e la batteria di Denis, mentre Roger Trigaux è più decisivo quale compositore (e tastierista sul secondo album) che non nelle vesti di chitarrista. Ronde (sul primo album) e La Faulx (sul secondo) sono buoni esempi di quel periodo, brani dallo sviluppo lento e accurato. Dopo la fuoriuscita di Trigaux e l'ingresso del tastierista Andy Kirk, un'accresciuta maturazione compositiva, un affiatamento impeccabile, una grinta impressionante (e una registrazione di cristallina bellezza) fanno di Ceux Du Dehors ('81) un album che va dritto dritto nella storia del rock, dai 12' dell'apertura di Dense, passando per le voci appropriate di La Corne Du Bois Des Pendus, l'improvvisazione di La Musique D'Erich Zann, fino alla chiusa firmata Segers di La Tete Du Corbeau. La ristampa su CD aggiunge uno splendido brano in trio, Triomphe Des Mouches, in origine apparso su un singolo a tiratura limitata.

(Trigaux formerà i Present; piuttosto convincenti, e prossimi alla dimensione estetica del gruppo di provenienza - anche per la presenza batteristica di Denis - sono Triskaidekaphobie ('80) e Le Poison Qui Rend Fou ('85), poi riuniti in un unico CD. Da evitare C.O.D. Performance ('93), mentre Live! ('96) si consiglia soprattutto per la presenza del grande batterista progressivo statunitense Dave Kerman (5 uu's, Thinking Plague) e Certitudes ('98) riunisce l'asse ritmico Denis/Segers ma non riesce a nascondere stanchezza e manierismi.)

L'apparizione di Uzed ('84), successiva al maxi Crawling Wind ('83) che non ci risulta ristampato, dice che molto è cambiato. Non ci sono più oboe e violino, mentre compaiono i clarinetti e il sassofono di Dirk Desceemaeker, il violoncello di Andre Mergen e soprattutto le tastiere di Jean-Luc Plouvier. C'è chi considera questa nuova dimensione sonora inferiore alla precedente; è indubbiamente meno "asciutta", ma crediamo che le composizioni mostrino una (convincente) evoluzione da parte di Denis, e i nuovi colori strumentali ci sembrano ben servirle. Heatwave ('87) è l'ultimo atto; tornano Kirk e Hanappier, si aggiunge una chitarra; Chinavox è convincente esempio di brevità, Bruit Dans Les Murs per chi scrive vale il disco, tipica Heatwave; forse troppo lungo per le cose che ha da dire il brano di Kirk The Funeral Plain.

"Non eccessivo successo commerciale": va bene come eufemismo? Un'occhiata alle date di pubblicazione ci dirà della "splendida inattualità" di questa musica rispetto al clima del periodo in cui apparve; una musica che per essere veramente viva necessita tra l'altro di un collettivo affiatato formato da spiccate individualità.

Denis incide due album solisti - Sirius And The Ghosts ('91) e Les Eaux Troubles ('93), ambedue in catalogo - mentre prosegue la collaborazione col gruppo francese degli Art Zoyd, iniziata durante il decennio precedente. Ed è un peccato, perché questa musica ha ancora molto da dire (e quanto neoclassicismo molto meno convincente - ma più blasonato - è venuto fuori nei '90!). The Hard Quest ('99) è un album che ha visto valutazioni diverse da parte dei fan del gruppo, alcuni dei quali hanno trovato eccessivamente severa la recensione apparsa su queste pagine (vedi BU # 19). A questo punto non restava che parlare direttamente con Denis, per quella che ci ha detto essere la sua prima intervista italiana. (Il suo inglese e il nostro francese orali - ugualmente "validi" - hanno fatto sì che l'intervista si svolgesse prevalentemente per iscritto: domande in inglese, risposte in francese... et voila!


Un nuovo album degli Univers Zero, a tredici anni da Heatwave... una grossa sorpresa! La prima sorpresa era stata, per me, la tua partecipazione a Certitudes dei Present - insieme a Roger Trigaux e Guy Segers - molto tempo dopo Triskaidekaphobie e Le Poison Qui Rend Fou. E allora: vuoi parlarmi di come sei pervenuto alla decisione di riformare il gruppo?

Il fatto che io abbia partecipato a Certitudes non è una sorpresa. Quando dopo alcuni anni di assenza ha riformato i Present, Roger mi ha proposto di partecipare nuovamente al gruppo; ma io non desideravo più impegnarmi come in passato, e di conseguenza Roger ha fatto ricorso a Dave Kerman, il quale mi ha progressivamente sostituito. Col passar del tempo mi sono reso conto che Roger ed io non abbiamo le stesse idee sul da farsi. Ho dunque smesso definitivamente di lavorare con lui.

Effettivamente era da molto tempo che avevo intenzione di fare un disco a nome Univers Zero. Credo che la molla sia stata il fatto che un giorno Michel Berckmans mi ha chiamato proponendomi di lavorare di nuovo insieme (senza fare riferimento agli Univers Zero). Ho sempre pensato che Michel, in virtù dell'uso dei suoi strumenti, fosse molta parte del suono degli Univers Zero degli inizi. E ciò mi ha spinto a comporre nuovamente per questi strumenti acustici e a ritrovare l'atmosfera del gruppo degli inizi, aggiungendovi di tanto in tanto qualche elemento di suoni campionati. All'epoca in cui c'era stato un tentativo di riformare gli Univers Zero - nel 1996, con Segers e Kirk - mi sono reso conto che stavamo seguendo una strada sbagliata, e che quella formazione era stata messa insieme troppo superficialmente. Quelli non erano veramente gli Univers Zero. Ho quindi preferito fermare le cose dopo un solo e unico concerto al Festival di Victoriaville, in Canada.


La nuova formazione comprende ex membri degli Univers Zero - Michel Berckmans e Dirk Descheemaeker - Reginald Trigaux dei Present e Igor Semenoff (dei...?). Quali sono le ragioni per le quali hai scelto proprio loro?

Per quanto riguarda la scelta di Michel ti ho già spiegato le circostanze in cui è avvenuta. I brani previsti per il disco sono stati composti per fagotto, oboe, clarinetto e violino; ho subito pensato a Dirk Descheemaeker, che è un musicista eccezionale con il quale provo sempre un grande piacere a lavorare. Dirk fa anche parte di un ensemble belga di musica contemporanea chiamato Ictus. Ne fanno parte anche Jean-Luc Plouvier e Igor Semenoff. Igor mi è stato proposto da Michel Berckmans, e si è detto subito d'accordo. Ne sono stato felicissimo. Quanto a Reginald le circostanze hanno fatto sì che egli fosse disponibile per fare tutte le parti di basso. Io lo sapevo molto diligente, e disponibile a fare quel lavoro. E' un musicista molto dotato, ma mi rincresce il fatto che lui non "esca" in nessun modo dall'ambiente musicale di suo padre, e che non abbia l'occasione di esplorare differenti orizzonti musicali con altri musicisti.


Qualora paragonati a quelli presenti sui precedenti album degli Univers Zero tutti i brani di The Hard Quest, fatta eccezione per Xenantaya, sono abbastanza brevi... C'è una ragione precisa alla base del tuo preferire questa lunghezza più contenuta?

Mi rendo conto di essere sempre più attratto da pezzi molto brevi che cerchino di esprimere l'essenziale in poco tempo. Non sono più molto attirato dagli sviluppi lunghi. Penso di comprendere molto bene che le lunghezze siano necessarie quando ci sia la volontà di ottenere un clima o una tensione ossessiva per mezzo della ripetizione ma questo non era l'intento desiderato per il disco. Il concetto della lunghezza si giustifica meglio nella cornice del concerto. La dimensione "live" è maggiormente propizia a sviluppare più a lungo i climi, aiutando così il pubblico a recepire meglio questa musica.


Quando ascoltiamo un nuovo album di un gruppo che ci ha dato tanto in passato non possiamo evitare di paragonarlo alle cose fatte in precedenza; direi che nel caso di The Hard Quest i brani abbiano un minore elemento di interplay strumentale che in passato, e che forse sotto questo aspetto essi siano più simili a realizzazioni presenti su tuoi album solisti quali Sirius And The Ghosts - cioè a dire mi pare che le composizioni siano state realizzate con mezzi di computer sequencing, e che gli strumentisti abbiano suonato le loro parti in seguito...

E' evidente che il lavoro su The Hard Quest è del tutto differente se paragonato a quello effettuato sui dischi precedenti degli Univers Zero. All'epoca il gruppo esisteva, e nella maggior parte dei casi i concerti e le prove del gruppo permettevano di fare evolvere i brani fino alla maturità. Ed era allora che noi potevamo entrare in studio.

Per The Hard Quest è accaduto l'inverso. Ho preparato in anticipo tutto il lavoro, fino ai minimi dettagli. Le potenzialità dei musicisti presenti sul disco sono state estremamente decisive per la musica, vista la loro capacità di assimilare molto rapidamente le loro parti.

La mia grossa preoccupazione è stata soprattutto al momento in cui ho appreso del rifiuto dell'aiuto finanziario che avevo chiesto presso il Ministero della Comunità Francese del Belgio, e tutto ciò proprio nel momento in cui la registrazione era già iniziata. A quel punto grazie al sostegno di Steve Feigenbaum della Cuneiform e a quello di Gerard Hourbette (dello Art Zoyd Studio) mi è stato permesso di ultimare serenamente il disco.


Se non ti spiace vorrei tornare un po' indietro nel tempo. Nel 1978 gli Univers Zero parteciparono, insieme a Henry Cow, Stormy Six, Etron Fou Leloublan e Samla Mammas Manna, al primo Festival di Rock In Opposition tenutosi a Londra: cosa ricordi di quell'esperienza? Nel suo libro File Under Popular Chris Cutler ha scritto: "Al RIO Festival di Londra essi divisero il pubblico più di ogni altro gruppo." Posso chiedertene la ragione?

L'idea di Rock In Opposition, malgrado fosse troppo politicizzata ai miei occhi, è stata una buona idea al fine di riunire tutti i gruppi aventi certi aspetti in comune e di dare a ciascuno di essi l'occasione di uscire dalle proprie frontiere. Non riesco a ricordare se gli Univers Zero siano stati particolarmente apprezzati a Londra. E' possibile che il pubblico sia stato sedotto dalla prestazione di un gruppo molto coerente ed anche che ciò sia stato dovuto all'originalità di una musica che proponeva una strumentazione assai poco convenzionale. Siamo stati senza alcun dubbio molto motivati a fare un concerto a Londra, un concerto che è stato, credo, uno dei primi che il gruppo abbia effettuato fuori dal Belgio.


(Essendo passato molto tempo da quella data per certi versi storica abbiamo chiesto ulteriori delucidazioni a Chris Cutler, il quale ci ha così risposto: "Forse perché loro sembravano differenziarsi in modo deliberato dagli altri gruppi? Composizioni austere, tutti i componenti vestiti di nero, una performance piuttosto sinistra, ossessiva...")


La musica degli Univers Zero ha sempre avuto una personalità molto forte - qui potrei usare aggettivi quali: teso, intenso, scuro. E se non vado errato il primo nome del gruppo era Necronomicon. Vorrei chiederti come vedi la relazione tra le tue composizioni e gli elementi pittorico-visuali che esse evocano. A volte questa relazione è stata molto specifica, penso ad esempio a La Musique D'Erich Zann, su Ceux Du Dehors (ed anche il titolo dell'album?), o a Bruit Dans Les Murs, su Heatwave - parecchio tempo fa ho letto questo racconto, e mi sembra proprio che la composizione segua la storia in maniera molto specifica...

Durante un certo periodo la letteratura, la pittura e altre forme artistiche che si riferivano al fantastico, all'occulto e al simbolismo mi sono state di grande ispirazione nel comporre, e allo stesso modo sono stato molto affascinato dalla maniera in cui gli uomini del Medio Evo concepivano l'arte, per ciò che riguarda l'architettura, l'arredamento e altro. Cercavo dunque di lavorare facendo riferimento a queste forme dello spirito.

Per ciò che concerne La Musique D'Erich Zann, mentre eravamo in studio per registrare Ceux Du Dehors la mia idea è stata quelle di fare un piccolo pezzo improvvisato basato sul racconto di Lovecraft. Dato che il racconto è molto breve ho chiesto a ciascun membro del gruppo di leggerlo attentamente. Non appena tutti l'hanno letto abbiamo registrato immediatamente il brano.


E che mi dici di Bruit Dans Les Murs, non è stato ispirato da un racconto di Lovecraft?

No... il titolo ha a che fare con le storie di fantasmi... sai, quando ci sono tavoli che si muovono, e presenze che passano attraverso i muri... cercavo un titolo da dare al brano e mi è venuto in mente quello.


E' strano, perché ho letto questo racconto tanto tempo fa - in italiano ha lo stesso titolo del brano - e mi sembrava che la trama fosse rispecchiata nella composizione...

No, non lo conosco, è solo una coincidenza... conosci Il settimo sigillo, il film di Bergman? Quando l'ho visto sono stato colpito dalla somiglianza col nostro brano La Faulx, su Heresie, ce l'hai presente?


L'ho ascoltato proprio stamattina... a proposito, che vuol dire La Faulx? Sul vocabolario ho trovato La Faux , credo voglia dire La Falce...

Sì, è francese antico.


Da dove viene il nome Univers Zero?

Il nome viene dal titolo di una raccolta di racconti di un autore belga, Jacques Sternderg; sono racconti non proprio di fantascienza, ma più vicini alla fantascienza che al fantastico.


Ricordo di aver letto da qualche parte dell'influenza esercitata su di te da un compositore belga...

Sì, Albert Huybrechts... è morto nel '38... '39... non è molto conosciuto.


Vorrei chiederti qualcosa sul ruolo delle tastiere nella nuova formazione degli Univers Zero: su Ceux Du Dehors alle tastiere c'era Andy Kirk, su Uzed c'era Jean-Luc Plouvier, su Heatwave tutti e due - sotto questo aspetto Heatwave è stato, direi, l'album sul quale le tastiere e la ricerca sui timbri hanno avuto il ruolo più prominente. Sul nuovo album tu hai suonato le tastiere: chi coprirà le tue parti in concerto?

Ho suonato io tutte le parti di tastiere elaborandole e mettendole a punto sul mio computer (che utilizzo soprattutto come registratore). I suoni sono stati in seguito rimodellati e rilavorati in studio e hanno permesso di servire da base per l'aggiungersi degli altri strumenti. Ognuno di noi ha dunque suonato separatamente le sue parti in periodi diversi del lavoro di registrazione. Devo dire che noi non abbiamo mai registrato tutti insieme nemmeno sui dischi precedenti degli Univers Zero. In particolare, la batteria è stata molto spesso registrata quale ultimo elemento. Questo mi permetteva di rifinire le mie parti il più precisamente possibile in rapporto alla musica, libero di cambiare certi piani all'ultimo momento.

Gli Univers Zero di The Hard Quest per adesso non esistono che su quel disco. Al momento attuale non sono ancora sicuro se in avvenire gli Univers Zero faranno dei concerti.

All'inizio la mia idea era quella di fare uscire un nuovo CD e di dare così inizio a una serie di concerti. Ma tutto ciò necessita di mezzi finanziari conseguenti che al momento mancano, di un management efficiente e coraggioso e di una disponibilità molto ampia da parte dei musicisti.

In aggiunta a ciò, i problemi finanziari senza fine e il mancato riconoscimento da parte del proprio paese. Sono tante cose tutte insieme.


Vorrei farti un paio di domande sulla batteria: in una vecchia intervista apparsa sulla rivista francese Notes hai detto che quando hai iniziato a suonare ti piacevano la Jimi Hendrix Experience (con Mitch Mitchell), i Cream e i Pink Floyd di Syd Barrett. Nella stessa intervista citavi Mike Giles dei King Crimson, Tony Williams, Christian Vander, John French (Drumbo) del gruppo di Captain Beefheart, Robert Wyatt e Vinnie Colaiuta del gruppo di Frank Zappa. Mi parleresti di come sei arrivato al tuo stile batteristico tanto personale, così propulsivo e tuttavia, allo stesso tempo, non così distante da un percussionista di un'orchestra?

Tutti quei batteristi che ho citato mi hanno convinto che la batteria era molto di più di una macchina ritmica, che è il modo in cui essa è stata troppo spesso utilizzata nella maggior parte della musica di oggi. La batteria è uno strumento completo, che costituisce una fonte illimitata d'inventività melodica e ritmica. Sono soprattutto lo spirito, l'energia e l'intelligenza del batterista ad essere essenziali.

Non mi è mai stato facile - e non lo è tuttora - integrare la batteria nella musica che compongo. Curiosamente, non penso mai in primo luogo alla batteria. E questa può forse essere una delle ragioni per cui a volte utilizzo la batteria con un concetto più vicino alla percussione orchestrale. Sono spesso prudente e faccio molta attenzione a non mascherare mai le armonie e i colori sottili degli strumenti acustici con un'invasione di batteria che avrebbe l'effetto di appiattire tutte le sfumature. Il mio linguaggio personale per ciò che riguarda la batteria si è trasformato con il trascorrere del tempo, con il lavoro e con il mutare della musica. E tuttavia io mi sento sempre un batterista rock, anche se a dire il vero ciò non è più molto evidente. D'altra parte mi auguro di formare un trio chitarra, basso e batteria e di riprendere soprattutto quella matrice rock e jazz degli anni 60/70.


Nel panorama di Rock In Opposition c'erano molti batteristi a mio avviso ottimi: Hans Bruniusson (Samla Mammas Manna), Guigou Chenevier (Etron Fou Leloublan), Charles Hayward (This Heat, Camberwell Now), J. Pippin Barnett (Curlew, Nimal)... Chi credi stia facendo oggi un buon lavoro?

Devo dire che in materia di musica veramente attuale non ascolto più molto e quindi non sono troppo al corrente dei percorsi di certi batteristi.

Ho molto apprezzato il lavoro che Charles Hayward ha fatto con i This Heat e i Camberwell Now, ed anche il suo primo CD da solo. (Non conosco gli altri suoi dischi.)

A questo proposito, sono stato molto rattristato dalla morte di Tony Williams, che io considero come il più grande batterista fino ad oggi.


Oggi il ritmo è incredibilmente importante nella musica; qual è la tua opinione di generi quali il drum'n'bass e la techno?

E' di una povertà inaudita, come tutto quello che è prefabbricato per il profitto.

E' una cosa che ha più a che vedere con l'abbrutimento collettivo che non con una cosiddetta musica fatta per ballare.

E' come l'incalzare delle pubblicità che passano senza sosta alla televisione. E' sicuramente una delle migliori maniere di addormentare la gente.


Che progetti personali hai in cantiere, oltre agli Univers Zero?

Continuo sempre a collaborare con gli Art Zoyd, in qualità di percussionista elettronico, e molti progetti sono in corso di realizzazione quest'anno. Stiamo iniziando per il terzo anno consecutivo la collaborazione tra gli Art Zoyd e l'Orchestra Sinfonica di Lille che va sotto il nome di Dangereuses Vision III, tre concerti unici che comprendono dei brani originali creati per orchestra sinfonica e gli Art Zoyd; inoltre verranno suonate varie composizioni esterne al gruppo - l'anno scorso è stato eseguito, tra l'altro, un brano composto da Heiner Goebbels. Gerard Hourbette degli Art Zoyd effettua un lavoro molto interessante nell'utilizzazione delle nuove tecnologie: gli Art Zoyd sono diventati da parecchio tempo un punto di riferimento in questo campo, e i suoi progetti si basano pressoché interamente sulla fusione dell'orchestra e di un'elettronica elaborata, talvolta con l'apporto di immagini video. E' possibile che in un prossimo futuro io sia invitato a comporre anche per gli Art Zoyd, ma questa è un'altra storia...


© Beppe Colli 2000 - 2005

CloudsandClocks.net | Aug. 9, 2005