Intervista a
Bryan Beller (2003)

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di Beppe Colli
Dec. 18, 2003



Nato nel maggio del 1971, Bryan Beller è bassista (e pluristrumentista) di grande abilità tecnica e di non inferiore intelligenza, maturità e sensibilità musicale. Diplomato al Berklee College of Music, Beller ha suonato e registrato, tra gli altri, con la band Z dei pargoli di Frank Zappa Dweezil e Ahmet, con l'ex zappiano Steve Vai e con il chitarrista ex MC5 Wayne Kramer. Da quasi dieci anni - su molti album e in tour - Beller è il bassista del gruppo di un altro ex zappiano, Mike Keneally (il gruppo è attualmente in studio, impegnato negli ultimi ritocchi del nuovo album). Beller ha anche fatto parte della SWR Sound Corporation, grosso fabbricante di amplificazioni per basso, e dal 2000 insieme a Mike Keneally fa delle clinics in formato acustico per la Taylor Guitars.

Il recente View - pubblicato indipendentemente: la Onion Boy Records è l'etichetta di Beller - è il suo primo album solo. Tra gli strumentisti presenti ritroviamo Toss Panos e Joe Travers, batteristi che in passato hanno collaborato con Mike Keneally; Rick Musallam, chitarrista attualmente membro del quartetto di Keneally; e Keneally stesso. View potrebbe essere il primo capitolo di una lunga carriera. E' un raro esempio di album rock odierno che è possibile ascoltare senza fare torto alla propria intelligenza, musica elettrica estremamente ben suonata e dalle molteplici influenze - blues, jazz, un pizzico di fusion. Beller si rivela buon compositore, confermandosi ottimo strumentista sia in accompagnamento che in assolo (a questo proposito va detto che l'assolo da noi attribuito in sede di recensione a Mike Keneally sul brano Supermarket People è in realtà un assolo di basso di Beller, suonato su un basso elettrico attraverso un amplificatore per chitarra).

Abbiamo inviato un messaggio a Beller, chiedendogli un'intervista. Il risultato appare qui di seguito.


E' da molto tempo che suoni, ma è solo da poco - con il materiale del tuo esordio da solista, View - che hai cominciato a comporre seriamente. Mi parleresti di questa tua nuova fase?

E' successo tutto all'improvviso, quasi per caso. Dopo trentun anni di non avere in testa niente di originale, un giorno mentre me ne andavo in bicicletta ho sentito una melodia. Poi ho sentito una contro-melodia. Quando ho registrato la melodia e ci ho suonato sopra l'altra linea melodica ho avuto quella che è diventata la prima canzone di View, Bear Divide. Dopo due settimane avevo cinque canzoni complete sotto forma di provino. E tuttora non ho idea di come ciò sia successo, o perché ci sia voluto tutto questo tempo perché succedesse. Forse avevo solo bisogno di provare certe cose nella vita prima che potesse succedere.


Mi piacerebbe sapere qualcosa su come hai cominciato a sviluppare un interesse per la musica: qual è stato lo stimolo iniziale? E quali gruppi/bassisti/compositori hai considerato importanti per te?

Lo stimolo iniziale sono stati i miei genitori quando mi hanno detto che avrei dovuto prendere lezioni di piano, quando avevo otto anni. Non ho cominciato a suonare il contrabbasso finché non ho avuto dieci anni - ed è stato solo perché volevo suonare lo strumento più grosso di tutta l'orchestra. Ho iniziato con il basso elettrico all'età di tredici anni. A essere sincero, non ho preso le cose veramente sul serio fino all'età di diciott'anni, quando sono andato a Berklee; allora ho cominciato ad ascoltare Chick Corea, Jaco Pastorius, John Scofield e poi Frank Zappa - anche se a quel tempo non avevo idea di che ruolo la connessione zappiana avrebbe avuto nella mia vita.


E' ormai da molti anni che sei il bassista del gruppo di Mike Keneally. Mi parleresti di come il vostro rapporto musicale si è sviluppato durante questo tempo?

Dieci anni sono un lungo periodo per suonare con qualcuno. Se dopo dieci anni non sai davvero come il tuo partner musicale pensa e lavora, allora è tempo di fare altro. Considero davvero Mike il mio partner in musica. Sappiamo tutti e due quello che l'altro suonerà in certe situazioni, quali sono le nostre inclinazioni, come meglio completarci a vicenda e così via. Quando la cosa è cominciata il sottoscritto riusciva appena a stare al passo con la sua testa e le sue idee musicali, ma adesso è più un rapporto paritario, dato che lui mi ha aiutato moltissimo a maturare sia come bassista che come musicista, e la mia mente è decisamente più acuta grazie a lui.


Dalla tua prospettiva di musicista che ha studiato - e in quanto bassista - come consideri la situazione corrente per quanto riguarda la meccanizzazione della musica? La maggior parte dei generi correnti - e l'approccio "tutto in una scatola" - non sembra molto incoraggiante per ciò che riguarda l'abilità esecutiva, le sezioni ritmiche e le identità di gruppo...

A dire il vero vedo strumentisti giovani che fanno cose interessanti in quantità decisamente maggiore che in passato, e a mio parere ciò è dovuto al fatto che più tempo passa e più c'è storia musicale da considerare, più conoscenza da digerire. Se qualcuno di loro possa o meno diventare il prossimo Jaco o Flea o Jamerson o quel che vuoi, beh forse questo non è più possibile, dato che un sacco di terreno è già stato esplorato. Ma la quantità di musica in cui tuffarsi, dal jazz classico degli anni cinquanta e sessanta, la fusion jazz-rock dei settanta, l'hard rock "shred" degli anni ottanta, il funk rock, il grunge e il punk jazz (ad esempio Mr. Bungle), e il power pop e la musica "industrial" degli anni novanta, c'è un sacco di roba per chiunque prenda il suonare sul serio.


Le tue sezioni ritmiche preferite - e perché.

John Paul Jones e Bonham. Su tutti e di gran lunga. Hanno davvero inventato il rock moderno. Anche: Peter Erskine e Jaco, Flea e Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers (il materiale della fine anni ottanta/primi novanta), John Patitucci e Vinnie Colaiuta, Jimmy Johnson e Toss Panos (del gruppo di Michael Landau), Patrick O'Hearn e Terry Bozzio della band di Frank Zappa dei tardi settanta.


So che avevi un lavoro fisso alla SWR - e ora, se non sbaglio, alla Fender. Vorresti parlarne? Lo consideri una "misura di sicurezza" in considerazione degli alti e bassi del fare "musica difficile" nel mondo moderno?

La considero come una scelta, sia di vita che musicale. Non è tanto una misura di sicurezza, ha piuttosto a che fare con quanta musica vuoi suonare in un giorno, una settimana, un mese, e che tipo di musica è. Se hai intenzione di guadagnarti da vivere facendo solo il musicista allora devi suonare continuamente, e qualunque tipo di musica paghi i conti di quella settimana. Questo implica un'enorme quantità di dedizione e una riserva di energia quasi infinita per la musica. Dopo un anno intero passato a fare il freelance a tempo pieno, nel 1996, ho scoperto di non avere abbastanza energia musicale per farlo, e stavo cominciando a considerare la musica con un po' di fastidio. E' stato allora che mi sono fermato e mi sono detto: "OK, voglio più controllo sul tipo di musica che suono e su quando la suono." Perché ho altri interessi nella vita. Ma nutro una enorme quantità di rispetto per chi lo fa a tempo pieno. La musica, intesa come professione, è una compagna che ti chiede davvero molto.


Ho letto alcune recensioni scritte da te. Parlando in generale, quale credi sia lo scopo della critica musicale? E: ci sono critici (presenti e passati) il cui lavoro consideri di un qualche valore?

Ho scoperto molto presto che sapevo davvero poco della critica musicale, a eccezione del fatto che cercavo degli sbocchi letterari. Non so quale sia lo scopo della critica. Suppongo che ogni cosa necessiti di un metro o di un mezzo di misura di un qualche tipo. L'ho fatto abbastanza a lungo da rendermi conto che non faceva per me. Nel farlo non mi sentivo sincero.


Che opinione hai riguardo all'argomento "l'alfabetizzazione nella società moderna"?

Non ce n'è abbastanza, e almeno in America ce n'è sempre di meno ogni anno che passa. Di questi tempi i ragazzini hanno molta più familiarità con il "linguaggio" stenografico dei "messaggini" di quanta non ne abbiano con la vera lingua inglese. Forse è perché spendiamo tutti i soldi pubblici per contratti per la difesa e per la guerra alla droga in Colombia, perché se vogliamo spenderlo per l'istruzione allora siamo considerati dei "liberal" che vogliono un governo ipertrofico, o dei socialisti, o peggio... ma è argomento per un'altra volta.


Ci sono artisti il cui lavoro consideri attualmente di ispirazione per te?

Mike Keneally è sempre stato un'ispirazione per me, e lo sarà sempre. Ciò detto, due chitarristi che mi sono di ispirazione in questo momento sono John Scofield e Michael Landau. Se si tratta di musica originale, molto di quello che penso e di quello cui aspiro viene da quello che essi fanno naturalmente.


Ho notato che hai incluso sul CD un paio di pezzetti di dialogo tratti dal film di Neil LaBute In The Company Of Men (titolo italiano: Nella società degli uomini). La cosa mi ha incuriosito. (In Italia i film in altre lingue vengono doppiati, quindi in senso tecnico non ho mai sentito il dialogo originale. Ma la parte "listen to me!" viene dalla scena che chiude il film, giusto?) Ti dispiacerebbe parlarne?

In The Company Of Men - hai ragione a proposito del fatto che "LISTEN TO ME!" viene dalla fine di quel film. Il film parla di uomini e donne - soprattutto di uomini, a dire il vero - e delle moderne forme di misoginia della vita di ogni giorno, e sapevo di cosa parlava il film molto prima di vederlo. Inoltre stavo cercando di comunicare un senso sociale e disfunzionale nella terza parte dell'album - cattive relazioni, quello che uomini malvagi fanno a donne consenzienti, quel genere di cose. Nella mia mente i brani che vanno dal sette (Bite) al dieci (Wildflower) sono stati creati come un tutto, e il parlato alla fine di Bite e quello alla fine di Eighteen Weeks si adattava molto bene a questi momenti emotivi. In particolare Eighteen Weeks è stato molto interessante, dato che è stato scritto proprio per trasmettere quel tipo di sensazioni che In The Company Of Men descrive in dettagli così atroci, e ho scritto la canzone prima di vedere il film.


© Beppe Colli 2003

CloudsandClocks.net | Dec. 18, 2003

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