Vril
Effigies In Cork

(ReR)

Le origini del disco in questione? Il bassista e polistrumentista statunitense Bob Drake (ex Thinking Plague, Hail e 5UUs, ora apprezzato produttore e tecnico del suono nello studio da lui posseduto nel sud della Francia) propone al chitarrista olandese Lukas Simonis di incidere un "twangy guitar album" nella tradizione dei Ventures, degli Shadows e della musica surf, ma riveduta & corretta & portata ai giorni nostri: prove, esecuzioni in diretta, poi sovraincisioni e montaggi. I due individuano in Chris Cutler il batterista ideale per completare la formazione; Simonis scriverà i pezzi, Drake si occuperà del lavoro di studio. Il risultato è questo Effigies In Cork. (O almeno così ci è stata raccontata. Il libretto del CD parla di tutt'altro - ma perché? E nemmeno una foto delle chitarre adoperate!)

In casi come questo - posto ovviamente che il progetto risulti alla fine artisticamente ben riuscito (e questo certamente lo è) - il discorso si fa terribilmente semplice, il gradimento di ciascuno dipendendo giocoforza da quanto l'idea di partenza (che in Effigies In Cork risulta rispettata pur in presenza di qualche interessante digressione) risulti interessante e gradita. E siamo certi che il disco sarebbe in grado di ottenere un lusinghiero riscontro, sol che i potenziali acquirenti sapessero della sua esistenza.

Il lavoro non manca certo di brio e - date le coordinate - neppure di fantasia, innanzitutto timbrica. Ci ha favorevolmente colpito il lavoro chitarristico di Simonis, che ascoltavamo per la prima volta. Superato il primo momento di shock - fatta eccezione per alcune frasi concitate sul rullante, sulle prime è davvero irriconoscibile - abbiamo apprezzato la proverbiale versatilità del lavoro di Chris Cutler. Più difficile da percepire, almeno per chi scrive, l'apporto strumentale di Drake, evidentissimo invece qualora si tenga l'attenzione rivolta ai timbri e ai montaggi, a volte evidenti, altre più sottili.

Se tutto il lavoro scorre bene - senza particolari picchi, ma con qualche momento curioso (vedi Crumpled Armata, dove ci saremmo quasi aspettati che da un momento all'altro facesse capolino la voce di Otis Redding) - diremmo che brani quali Clairvoyant Pig e Uncanny Heversack mostrano più di una qualche affinità con atmosfere nello stile dei Les Quatre Guitaristes De L'Apocalypso-Bar (qualcuno li ricorda?), un altro gruppo per il quale la parola "ironia" era decisamente spendibile.

L'unica perplessità (forse non pienamente lecita, date le coordinate del lavoro) riguarda una certa mancanza di personalità riscontrata in molti pezzi - alla fine del disco quello che resta è più un sapore che un'identità. Un appunto che certamente non avremmo potuto rivolgere alla formazione che ci è venuta in mente proprio mentre scorreva Effigies In Cork: The League Of Gentlemen di Robert Fripp.

La parola, come sempre, al lettore (lettrice?).

Beppe Colli


© Beppe Colli 2004

CloudsandClocks.net | Jan. 18, 2004