Vanbinsbergen Playstation
Tales Without Words

(Challenge Records/Buzz)

A un anno di distanza dalla pubblicazione di Live, Corrie van Binsbergen fa di nuovo centro con Tales Without Words. La cosa buffa è che il nuovo album della musicista presenta caratteristiche per certi versi opposte a quelle che contraddistinguevano l'ottimo predecessore.

Breve riassunto. Live presentava la formazione denominata Vanbinsbergen Playstation - un ottetto ricco di colori già molto ben affiatato a dispetto della novità dell'impresa - in una cornice che valorizzava la pimpante brillantezza dell'insieme e l'ottima resa strumentale dei solisti. Non si trattava certo di "musica d'assolo", ché i colori strumentali e il muoversi delle sezioni indicavano senza possibilità di dubbio un lavoro di arrangiamento perfettamente calibrato. Era però il tipo di album che nella privacy della nostra casa avremmo proposto a un amico con la frase "e ora ti faccio ascoltare un album di jazz di quelli buoni".

Tales Without Words è un album molto diverso, e per certi versi maggiormente ambizioso. Non che il jazz sia qui assente - e come potrebbe, data la penna della leader e la "pronuncia" dei musicisti? Ma è un album maggiormente policromo, che rivela compiutamente nel tempo i suoi colori.

Com'è ovvio, le migliori intenzioni del mondo rimarrebbero fatalmente sulla carta - ancorché pentagrammata - se la parte tecnica non fosse all'altezza: diremmo che qui tutti hanno lavorato al meglio. Registrazione effettuata da Chris Weeda nello studio Fattoria Musica, il 24 e il 25 gennaio del 2016. Missaggio effettuato da Chris Weeda nello Studio Rapenburg. Masterizzazione a cura di Darius van Helfteren.

I suoni dell'album si stagliano su uno sfondo "scuro" che li valorizza. La musica non è "fotografata" - si ascoltino i piatti "liquidi" sul primo brano, davvero iperrealisti, e le percussioni che compaiono qua e là, come pure il "primo piano" del clarinetto basso in assolo, a mostrarne la natura lignea. Un missaggio attivo, decisamente ben riuscito. Una masterizzazione che invita ad alzare la manopola del volume.

La copertina dell'album reca la scritta "Music Inspired By Literature And Poetry". Ecco una citazione dal libretto che accompagna il CD. "Nel corso degli ultimi anni ho composto musica per molti 'concerti letterari' nel corso dei quali degli scrittori raccontavano le loro storie dal vivo e io creavo scenari musicali basati su quelle storie. In seguito ho arrangiato alcune di quelle composizioni e ho portato il mio gruppo in studio a suonarle."

Ecco i nomi dei musicisti. Mete Erker al sax tenore e al clarinetto basso. Miguel Boelens al sax soprano e al sax alto. Morris Kliphuis al corno (noi continuiamo a chiamarlo french horn) e alla cornetta. Joost Buis al trombone e alla lapsteel. Corrie van Binsbergen alla chitarra. Albert van Veenendaal al pianoforte preparato. Dion Nijland al contrabbasso. Yonga Sun alla batteria.

Una registrazione effettuata in (solo) due giorni e la circostanza di doversi confrontare con materiali non precedentemente noti hanno senz'altro favorito lo spirito esplorativo che in epoca mingusiana avremmo detto avvertibile qua e là "tra i solchi".

Album che diremmo sorprendentemente accessibile, anche in virtù dell'estrema chiarezza con cui le idee vengono esposte. Silenzio dell'ambiente e attenzione indivisa vanno ovviamente dati per scontati.

L'ascoltatore noterà la maniera musicale e "logica" con cui i musicisti appaiono nello spazio, a sottolineare le scelte di arrangiamento - opposizione tra fiati "scuri" (gli ottoni) e "chiari" (le ance), o tra i fiati e la chitarra, e così via.

Un'occhiata ai brani.

Night Sky apre con un ostinato mid-tempo, contrabbasso più hi-hat, tamburi, piatto "liquido", tema per chitarra su note medie, entra il pianoforte, poi i fiati in sezione, scuri, a fare contrappunto alla chitarra. Segue un tema "cantabile" eseguito da chitarra e clarinetto basso, in unisono stretto. Una seconda volta, da un alto o un soprano. Il suono "legnoso" del clarinetto basso si staglia su pianoforte, batteria, contrabbasso e chitarra. Si torna al tema, di nuovo con alto o soprano, poi chitarra e fiati in contrappunto. Chiusa per chitarra, percussioni squillanti, e pedale dei fiati.

Pagan Goddess 1 apre con piano preparato, poi i fiati in accordo, con molto "vuoto", una progressione del piano in rubato, fiati all'unisono, piano con pedale "sostenuto" in zona bassa.

Pagan Goddess 2 apre con soffio dei fiati, bel rullante con le spazzole, i fiati con sordine (mute/plunger) a fare wha-wha, in rubato, il french horn. Entra un bel tema per tenore e alto, all'unisono con la chitarra sul canale opposto. Chiusa con "plunger".

Pagan Goddess 3 ha un tema diviso tra fiati chiari e scuri, belle spazzole. Assolo di sax alto con contrappunto di fiati scuri, pausa, poi su uno sfondo corposo, gran bell'assolo di chitarra ricco di armonici, bel tono rock, da Jeff Beck al Frank Zappa di Rat Tomago-Filthy Habits, con il pianoforte e i piatti ad appoggiare.

Dreamlike 1 è un quadro puntillistico, con suoni isolati, piano, tamburi, percussioni, trombone, french horn, chitarra, e un'aria sospesa e misteriosa. Lunghi momenti in solitudine del french horn più trombone, pedale degli altri fiati, suoni sordinati, percussioni. Sordine, suoni acuti, accelerato.

Dreamlike 2 è un arpeggio dei fiati all'unisono, un breve interludio tra momenti più lunghi e articolati.

Dreamlike 3 apre con arpeggio di pianoforte, entra il sax alto, spazzole, un bel crescendo, e tocchi leggeri di chitarra.

Circles & Squares è un breve brano improvvisato, percussivo, sordinato, particellare, con borbottii, contrabbasso, e un che di metallico.

Point Of No Return apre con un mid-tempo con arpeggio di pianoforte, piatto ride, contrabbasso, tema per fiati scuri, poi assolo di chitarra con pedale del volume, vibrato nervoso, microtonalità "indiane", lo sfondo che cresce di intensità fino ad avvolgere la chitarra, un bell'effetto. Chiusa altamente ritmica dei fiati.

Sketches In Dark Blue 1 inizia con frasi chitarristiche slow tempo, contrabbasso, percussioni, entrata morbida dei fiati, il tutto su uno sfondo scuro. Brano che fa buon uso del "vuoto".

Sketches in Dark Blue 2 apre con fraseggio solitario del clarinetto basso, poi ostinato pianistico e contrappunto degli altri fiati. Di nuovo il clarinetto basso meditativo in solitudine, gli altri fiati - soprano, cornetta - e la comparsa del pedale wha-wha della chitarra.

Sketches In Dark Blue 3 apre con chitarra in solitudine, con ostinato del contrabbasso più percussioni, a suonare una melodia pulita su note basse-medie. Pur parco di note, il contrabbasso assume un ruolo di protagonista - in opposizione a una miscela di suoni acuti chitarra-cornetta che per un momento ci ha rimandato alla musica di Michael Mantler - ben coadiuvato da un piatto percussivo e da un pianoforte austero che si allarga in chiusura. Dissolvenza.

Dance Of The Mayfly apre con una figura ostinata, arpeggio di chitarra con riverbero, contrabbasso in appoggio, i piatti a scandire il tempo, un suono che pare provenire da un theremin (azzardiamo: è una lap steel compressa all'inverosimile), il soffiato del sax tenore, l'hi-hat a scandire insieme al contrabbasso, per quello che è senz'altro il momento più immediato e godibile di tutto l'album. Al tenore fa seguito l'alto, poi nuovamente il tenore. Tamburi, dissolvenza.

Wake Up Call For A Lethargic Planet è un brano improvvisato, con lunghi toni "sussurrati" dei fiati, un'aria solenne, note isolate di piano e chitarra, percussioni, un momento che ricorda gli episodi solenni dell'Art Ensemble Of Chicago - o un lavoro come People In Sorrow. Si nota un bell'amalgama di fiati, dal trombone al soprano.

Lament ha un tema dolente per french horn, meditativo, parco di note, sostenuto dal contrabbasso essenziale, soffio degli altri fiati. Stacco, netta cesura, entra la ritmica cadenzata, il french horn prende quota, sostenuto dagli altri fiati. Fiati da sfondo, accordo di chitarra, sordina. Sul finale entra il contrabbasso, in opposizione al pedale dei fiati, con un bell'effetto di sospensione a metà strada tra Charles Mingus e l'Art Ensemble Of Chicago.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2017

CloudsandClocks.net | Apr. 13, 2017