The Science Group
Spoors

(ReR)

Pubblicato nel 1999, l'esordio discografico della composita formazione denominata The Science Group intitolato ...A Mere Coincidence.. sembrava per certi versi voler riprendere il cammino interrotto dei News From Babel nel suo combinare musiche e testi, anche se le risultanze erano ovviamente difformi (e non altrettanto memorabili). Se i testi erano come al solito di Chris Cutler (impegnato anche alla batteria), le musiche e le tastiere erano del musicista di Novi Sad Stevan Kovaks Tickmayer, già allievo di Louis Andriessen e leader della Tickmayer Formatio. Ma altrettanto importante risultava essere l'apporto dell'ex Thinking Plague Bob Drake, perfettamente in grado di arricchire le composizioni con un sapiente lavoro di studio ricco di timbri e montaggi. Voce di Amy Denio, chitarre di Fred Frith, clarinetti di Claudio Puntin. Al disco non era stata dedicata molta attenzione (un fatto dalle molteplici spiegazioni potenziali), ma tra i rari commenti che ci erano capitati sotto gli occhi ce n'era stato uno che classificava il lavoro alla voce "progressive" (peraltro in modo favorevole).

Ci piacerebbe conoscere l'opinione di quel critico a proposito di Spoors, nuovo lavoro sotto la sigla Science Group. Le coordinate sono molto diverse: se lì si trattava di canzoni, qui vengono ospitate composizioni strumentali, alcune delle quali in forma di suite. Confermati al loro posto Cutler, Drake e Tickmayer, completa il quartetto il chitarrista statunitense Mike Johnson, attuale membro dei Thinking Plague. Perché Spoors è per moltissimi aspetti un lavoro classificabile alla voce "progressive", anche se potrebbe essere giustamente argomentato: che i riferimenti di Tickmayer sono più ampi e complessi, che la sua logica compositiva (in forte odore di postmodernismo) è senza dubbio diversa, che la tecnica strumentale (per non parlare della perizia di studio) è enormemente superiore a qualunque cosa sia stata prodotta da un gruppo progressive, eccetera.

Argomentazioni che crediamo non muteranno di una virgola i termini del problema e le reazioni degli ascoltatori, che non è per niente difficile immaginare entusiasti o schifati in ragione del loro percezione dell'idioma compositivo, oggi. Crediamo in particolare che pochissimi supereranno il terzo brano, Timeline 5, soprattutto l'episodio con "organetto" e l'assolo di chitarra che fa tanto Phil Miller di trent'anni fa. (Non per fare il tiro al bersaglio - attività che ci è generalmente estranea - ma riteniamo difficile tirare fuori un bagaglio di timbri chitarristici tanto abusati e incapaci di regalare la benché minima emozione quali quelli usati da Mike Johnson su tutto il disco.) E se la batteria di Cutler sembra in alcuni momenti vivificare le cose e voler rimandare agli Henry Cow più tardi (quelli di Western Culture), in realtà il nome più pertinente risulta essere quello degli Univers Zero - ma quelli tardi, tutti intenti a sovraincidere le loro parti leggendo da una partitura. (E se al "progressive" manca il fuoco esecutivo...)

Compositivamente c'è molto di buono (Dispersants, le 2 Bagatelles, molte parti di Old And New Paths), ma la predilezione di Kovacs per atmosfere che saltellano da uno stile all'altro ci è fortemente estranea, risultando di impedimento al formarsi di una emozione qualsivoglia e più simile a un lavoro che un professore si accinge a presentare a un consesso universitario che a (quello che per noi è) un album di rock.

(E diremmo che un comunicato stampa dove sta scritto "Quello che è davvero nuovo dello Science Group è che questa è musica rock composta e suonata con il rigore della musica classica contemporanea" intende davvero spararsi sui piedi.)

Beppe Colli


© Beppe Colli 2004

CloudsandClocks.net | Jan. 18, 2004