Massacre
Killing Time

(Fred Records/ReR)

Ornette Coleman che nel 1959 si imbarca su un aereo diretto a New York è l'immagine-simbolo di un evento che di lì a poco muterà profondamente (e per l'ultima volta?) la storia del jazz. Il Fred Frith che all'incirca vent'anni dopo sale su un aereo per New York non rappresenta certamente nulla di paragonabile in termini di impatto musicale sul rock (ma a quei tempi il campo coperto dalla parola rock era già troppo esteso e frammentato per essere rivoluzionato da un unico evento); tuttavia l'acquisto di quel fatidico biglietto rappresentò un cambiamento che non è certo esagerato dire epocale per lo stesso Frith, che a New York trovò musicisti e condizioni ambientali tali da rendere il suo futuro molto diverso da quello dei suoi pur non meno dotati colleghi che decisero di restare nella Perfida Albione.

Ovviamente Fred Frith non arrivò a New York nudo, ma quale ex membro di gruppi leggendari come gli Henry Cow e gli Art Bears. Però fu a New York che Frith entrò in contatto con tutta una serie di musicisti - e qui intendiamo i futuri membri dei Material, i Curlew, e poi gli Zorn e gli Horvitz e via elencando - che poteva contare sull'appoggio "logistico" di tanti piccoli locali, di una stampa simpatetica e (importantissimo!) di una frangia di pubblico abbastanza agguerrita e tale da garantire esperimenti e sopravvivenza: tutte condizioni ormai assenti a Londra, dove la polemica sullo "sterile virtuosismo" innescata dal punk e alimentata dalla new wave aveva privato molti musicisti dell'aria per respirare.

Il trio dei Massacre - Frith, il bassista Bill Laswell e il batterista Fred Maher - aveva già fatto una fugace apparizione sulla seconda facciata di Speechless, ma è stato Killing Time (pubblicato originariamente in vinile nel 1981 dalla Recommended Records Japan) a presentarne in maniera completa modus operandi e risultati. A causa di una lunga serie di fattori gruppo e album risulteranno con molta probabilità ignoti agli appassionati più giovani, tuttavia diremmo che un ascolto diretto dovrebbe provare senza ombra di dubbio un'influenza tutt'altro che secondaria su molto rock - anche quello (cosiddetto!) "matematico" - sia giapponese che statunitense.

Improvvisazione e composizione, lavoro di studio e apparizioni dal vivo illustrano l'ampia tavolozza di cui disponevano i tre: Frith è melodico o rumorista, Laswell mostra evidenti echi funk e davisiani, Maher fa un'ottima figura sia in accompagnamento che nel semi-protagonismo. L'album originale si apriva con un brano semplice e di indubbio impatto quale Legs, con la melodia affidata al basso compresso di Laswell, e proseguiva con cose quali Killing Time (e qui è davvero facile sentire echi di molte cose future), Corridor (i Velvet Underground che eseguono una giga?), Lost Causes (con Laswell al Fender VI), Tourism (con chitarra che diremmo non poco apparentata a quella di Hans Reichel), After (con spigolosità funky) e Gate (con accenti afrocubani sulle percussioni).

Rispetto all'album originale l'edizione corrente offre dei brani già apparsi sulla prima edizione in CD: brani che nulla aggiungono - ma nulla tolgono - a quanto già conosciuto. Due inediti assoluti: Third Street e una cover di quella F.B.I. già Shadows che rende esplicite delle affinità già implicite in certe costruzioni sonore. Buon suono complessivo. Nelle scarne note di copertina Frith ci avverte del fatto che per la prima volta i brani editi sono riprodotti alla giusta velocità e altezza (!) e senza l'aggiunta di riverbero.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2006

CloudsandClocks.net | Feb. 3, 2006