Elio Martusciello
Unoccupied Areas

(ReR)

Sebbene già familiari con il lavoro registrato del "gruppo di improvvisazione" denominato Ossatura del quale Martusciello è parte (due i CD finora pubblicati dalla ReR), questa è la prima volta che ascoltiamo Elio Martusciello in veste solista. E siamo oltremodo contenti di poter dire che Unoccupied Areas è stato per chi scrive una piacevolissima sorpresa. Le cinque composizioni elettroacustiche che appaiono sul CD sono organizzate con tale chiarezza (ed eseguite con tale sicurezza) da rendere l'album "assolutamente da ascoltare" per... beh, diciamo quasi tutti - sol che il proprio concetto di cosa costituisce "musica" comprenda la nozione di "suono organizzato".

Le cinque composizioni sono decisamente varie (le fonti sono elencate sul libretto del CD), ma tutte condividono un atteggiamento che potremmo forse definire come il lavorare su una tela ampia usando solo la giusta quantità di elementi - si ascolti quale esempio quello che può essere ottenuto con il solo uso di un "quasi rumore bianco" e del panning a partire da circa 3' 15" su Ibidem. Riteniamo che le influenze di Martusciello saranno evidenti a chi ha familiarità con la storia di questo particolare linguaggio musicale - fin troppo facile citare Hommage A Pierre Schaeffer - Etude Aux Chemins De Fer, pezzo che chiude l'album. Ma ci è parso di poter cogliere anche un pizzico del Frank Zappa del periodo Lumpy Gravy, in particolar modo sui brani Dispositivo Di Superficie e Ibidem (e non dimentichiamo il sottile uso dello humour che è possibile scorgere qua e là).

Sviluppi chiari, uso creativo dei timbri, un'ottima attitudine nei confronti del ritmo... Tutti i brani hanno molto da offrire. La composizione che apre l'album è quella che ci è piaciuta meno, ma qui dobbiamo confessare una personale difficoltà a godere di suoni vocali usati come materiale; comunque il brano muta e si sviluppa fino a giungere a un punto che era impossibile prevedere. E lo stesso può essere detto per Proiezioni, che per la maggior parte utilizza come suoni di partenza quelli di proiettori & affini (speriamo di non adottare un criterio troppo antropomorfico se diciamo che il suono che compare alla fine del brano - cos'è, una bobina vuota? - ci ha ricordato un applauso). E diremmo che la maggior parte delle volte la musica non ha alcuna difficoltà a trascendere i materiali che sono maggiormente riconoscibili (è davvero Lux Aeterna a circa 3' 35" di Dispositivo Di Superficie?).

In chiusura possiamo solo aggiungere che Unoccupied Areas può facilmente funzionare da antidoto contro molta roba che oggi posa da "musica elettronica moderna".

Beppe Colli


© Beppe Colli 2005

CloudsandClocks.net | April 12, 2005