Michael Maksymenko
Business Cide

(ReR)

Fra tutti i problemi potenzialmente in grado di sollevare un gran numero di difficoltà quando parliamo di musica, massimamente subdolo è quello che si nasconde sotto l'espressione apparentemente innocua di "somiglia a". Il perché è presto detto: postulare un rapporto di somiglianza tra X e Y implica costruirne i concetti, e niente è maggiormente rivelatore del grado di (mancanza di) comprensione della musica quanto l'indicare la somiglianza tra due elementi non essenziali.

Pensiamo a quante volte abbiamo letto l'espressione "somiglia a Joni Mitchell", quando poi i fattori decisivi in gioco non erano le melodie, la narrativa o le accordature non ortodosse ma dei biondi capelli e una chitarra acustica. Oppure "somiglia a Laura Nyro", laddove la questione essenziale riguardava un pianoforte e una donna dai lunghi capelli scuri (forse è questo il motivo per cui è tanto difficile accorgersi dell'influenza esercitata dalla Nyro sul primo Todd Rundgren?).

Per moltissimo tempo a nessuno è venuto in mente di interrogarsi sulla somiglianza fra la musica di un X a piacere e quella di Captain Beefheart, e ciò per l'ovvio motivo che quest'ultima appariva così "nuova & originale" da essere (destinata a rimanere) esemplare unico. Ma con il passare del tempo la questione ha cessato di avere valenza esclusivamente teorica.

Da un lato, non pochi chitarristi "d'avanguardia" hanno menzionato l'importanza che per la loro crescita artistica ha avuto il chitarrista storico di Beefheart, Zoot Horn Rollo (oltre a se stesso, Henry Kaiser ha citato Eugene Chadbourne, Davey Williams, Jim O'Rourke, Fred Frith, David Torn, Elliott Sharp e Bruce Anderson); nel frattempo, la pubblicazione di Lunar Notes (il libro in cui Zoot Horn Rollo faceva un lungo e dettagliato resoconto di come la musica fosse realmente stata messa insieme) e di Grow Fins (il box set che aveva per la prima volta reso disponibili i nastri che erano stati la base per Trout Mask Replica) ha reso più agevole la comprensione del tutto.

Dall'altro, si assisteva però alla proliferazione dell'attributo di "beefheartiano" nell'accezione assolutamente generica di "blues grezzo", con il che esso veniva a perdere ogni capacità descrittiva "forte".

Com'è evidente, essere (realmente) influenzati dalla musica di Beefheart espone al concretissimo rischio di farne, e diventarne, la caricatura. Ragion per cui, crediamo, sono pochissimi gli "omaggi" diretti esistenti: ci sono la When It Blows Its Stacks fatta dai Doctor Nerve su Every Screaming Ear (1997), il bel CD svedese The Music Of Captain Beefheart (1996) e i due progetti dell'ex chitarrista beefheartiano Gary Lucas: The Magic Band, con alcuni dei membri originali, e il settetto con fiati denominato Fast 'n' Bulbous.

Pochi, però, si ricordano dei Crazy Backwards Alphabet, gruppo che comprendeva Henry Kaiser, John "Drumbo" French (batterista che per molti aspetti era stato il vero alter ego musicale di Beefheart), l'eccellente bassista statunitense Andy West e il prodigioso batterista svedese Michael Maxymenko: un solo album (omonimo) a metà degli anni ottanta (poi ristampato con aggiunte), un po' di concerti, un secondo album mai uscito.

Dobbiamo ammettere che ci eravamo completamente dimenticati di Maksymenko. Doppiamente benvenuta, quindi, questa raccolta (quasi ottanta minuti, benissimo registrati) che mette insieme una serie di materiali che molto devono a Captain Beefheart. C'è anche qualche inedito, ma la circolazione degli album "svedesi" qui raccolti è stata all'epoca così precaria ed episodica che crediamo di non sbagliare se diciamo che saranno pochissimi coloro i quali potranno dire di conoscerli già. A corredo dell'album, un ricco libretto con note esplicative (qualcuna davvero spiritosa), cronologia, foto e un augurio finale: che la storia non finisca qui.

La prima parte di Business Cide ospita estratti dai due unici album pubblicati dai Kräldjursanstalten, lo spettacolare trio che vedeva i gemelli Agaton - Stefan e Thomas (chitarrista il primo, bassista il secondo) - affiancarsi a Maksymenko. Tre estratti dal maxi-EP Som Ett Fyllo I Ett Minfält (Come un ubriaco in un campo minato) del 1980, cinque dall'album VoodooBoogie dell'anno successivo. E' musica "beefheartiana" nel suo senso più specifico, tecnicamente superba, grintosissima, che rivela un affiatamento fra i tre che ha del prodigioso. A dir poco personali le parti vocali (che - va detto subito - evitano del tutto il pericolo "caricatura"). Chi scrive ha preferito fra tutte VoodoBoogie, Ibland Om Vardagarna e Den Stora Coupe Finalen, ma qui è davvero questione di gusto. Ritmi spezzati, inattesi squarci melodici, arie (che diremmo) "svedesi" a fare capolino, davvero un bellissimo trio.

A seguire, tre estratti dall'album solo di Maksymenko intitolato Nu Kan Det Sägas. Qui il batterista sembra preferire un approccio che, qualora paragonato al materiale eseguito dal trio, potremmo definire contraddistinto da un groove maggiormente ortodosso. Diremmo riuscito l'inserimento di  una voce femminile (Eva Sonesson), che su Från Högre Ort potremmo accostare (per comodità) a quella di Grace Slick e su Dom a quella della cantante degli Amon Düül II Renate Knaup-Krötenschwanz. La tavolozza strumentale è qui più ampia: chitarre, tastiere, basso, e (su En Panserfjant) persino un pimpante fagotto.

Ten Year Anniversary è brano che in origine era destinato ad apparire sul (mai pubblicato) secondo album dei Crazy Backwards Alphabet, ma diremmo la rarità il suo principale valore.

Molto bella, invece, la lunga versione dal vivo (quasi 23') di Beneath The Valley Of The Dropped D. Tema strutturato, parte centrale improvvisata. Ci è piaciuto molto l'assolo di basso di Andy West, ma anche il lavoro delle chitarre (Henry Kaiser e Bob Adams) e il duetto di batterie (Maksymenko e "Drumbo") sono di qualità poco comune. A onor del vero, ci siamo chiesti quante volte ancora sentiremo un brano così lungo, ma ovviamente il metro non può essere solo questo...

Bella la chiusa con la versione di Ghosts di Albert Ayler, in trio, già apparsa sull'album del gruppo.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2008

CloudsandClocks.net | May 18, 2008