Mike Keneally/Marco Minnemann
Evidence Of Humanity

(Exowax)

Fatto decisamente curioso, le prime volte che abbiamo ascoltato Evidence Of Humanity (una cosa che abbiamo fatto spesso nel corso delle ultime settimane: perché ci faceva piacere farlo, e per essere ragionevolmente certi che l'entusiasmo suscitato in noi da questa musica non si rivelasse di durata effimera) il nostro primo pensiero non è andato alla musica strettamente intesa, ma a coloro i quali dicono che "oggi non escono più dischi come quelli di una volta", con questa espressione intendendo significare un lavoro in grado di coniugare (relativa) accessibilità e (stimolante) senso della sorpresa. Una felice sintesi (obiettivamente difficile da conseguire) di cui questo lavoro è ottimo (e raro) esemplare.

Decisamente insolite le circostanze che ne hanno visto la nascita: inciso un assolo completamente improvvisato di oltre cinquanta minuti (ma è un assolo che già al momento della sua creazione implicitamente contemplava svariate possibilità di orchestrazione), il batterista Marco Minnemann ha proceduto a inviare il risultato a una serie di musicisti, invitandoli a "completare" il quadro. Evidence Of Humanity è il risultato del lavoro effettuato dal polistrumentista Mike Keneally (altre versioni sono già disponibili, e base per uno stimolante confronto). Come illustrato nel corso dell'intervista congiunta che appare nel DVD-V posto a corredo dell'album (ci torniamo tra un minuto o due), Keneally ha inteso rispettare lo spirito della performance batteristica di Minnemann con una procedura "in the moment", effettuando un ascolto limitato a poche decine di secondi per volta ed eseguendo delle parti musicali "in risposta immediata" a quanto ascoltato, per poi procedere a una successiva armonizzazione del "frammento". (Qui un apporto decisivo è sicuramente da attribuire all'ottimo lavoro di registrazione e missaggio effettuato da John Czajkowski.)

Dobbiamo ammettere che l'ascolto di Evidence Of Humanity ci ha reso coscienti di avere inconsapevolmente sviluppato "a priori" un giudizio "minimizzante" a proposito di questo album, creato grosso modo contemporaneamente a quel gran bel lavoro che è Scambot 1. E avrebbe mai potuto una cosa dalla genesi tanto estemporanea rivelarsi un oggetto così sorprendente ed entusiasmante? Qui il lettore è come sempre chiamato a giudicare, ma da parte nostra diremmo che il dover rispondere a qualcosa di non familiare (e, in un senso, "inflessibile") sembra aver tirato fuori da Keneally temi e ambienti più insoliti del consueto: arie che non di rado riconosciamo come "tipicamente keneallyane", ma con un piacevole profumo di fresco. La musica è (ovviamente!) soggetta a cambi improvvisi, con una variabilità interna ai pezzi che ne dilata la durata apparente.

Ci siamo chiesti spesso quante delle cose che ascoltavamo rimandassero davvero a cose a noi familiari, un buon esempio essendo quel fantasma della seconda parte della beefheartiana Veteran's Day Poppy che sembra abitare Now. Non mancano momenti con la chitarra acustica e il pianoforte in evidenza, con ovvio richiamo a quel bel lavoro di Keneally che è Wooden Smoke: citiamo qui Three People Ran Naked Through School, con bella batteria; Bad Friday, con i flauti di legno; e Whoa, con bella apertura melodica, unisono pianoforte/batteria e una lenta chitarra acustica su un frenetico charleston. Bellamente composita l'iniziale Respect?, con un ricordo del Frank Zappa "live" che dialogava con Vinnie Colaiuta a partire da 0' 54", un bell'unisono basso elettrico/pianoforte, chitarre acustiche e "l'essenza" di un quartetto d'archi. Sarà forse a causa dello stile esecutivo di Minnemann, ben visibile nella lunga improvvisazione contenuta nel DVD-V (ci torniamo tra un minuto), ma a tratti ci è sembrato che dalla sei corde di Keneally uscissero arie più "beckiane" di quanto a lui abituale: si vedano le chitarre armonizzate a partire da 1' 03" di Evidence Of Humanity, dopo quel giro frenetico di chitarra su una scansione "stretta" del charleston. O l'aria "turca" dell'inizio di Bastards Into Battle. O tutto l'impianto chitarristico di Clown Removal, con echi, trilli e stiramenti di corde, che sembra poggiare sulle tastiere di Tony Hymas e su dei poliritmi a metà strada tra Terry Bozzio e Simon Phillips. E quella chitarra con eco, tanto misurata, che appare su Trying, non ha più di un sentore della psichedelia classica di Jerry Garcia?

L'impianto generale rimane comunque profondamente keneallyano. Si vedano l'aria quasi da cartoon di Tooth And Cold Stone Pew, con l'elettrica con il wha-wha doppiata dall'acustica e la presenza del vibrafono, con la batteria in bell'evidenza nella seconda parte. O la quasi "space jam" di Rough Time At The Hotel, con chitarra echizzata, batteria "grossa" e ostinato tastieristico. Lo scanzonato "hit single" intitolato Kaa. Lo sviluppo melodico chitarristico di Forgive And Remember. La chitarra effettata di Apex Music. I "clarinetti" di Our Collected Wisdom To Date. La chiusura "aperta" di Trying e di A Place To Stay For The Night ci regala i dieci minuti forse più emozionanti dell'intero album: chitarra con eco, pianoforte, rullante con cordiera, spettacolare crescendo batteristico, e una malinconia crescente; un secco groove batteristico, pianoforte, chitarre acustiche, elettriche con eco, rimshot ci portano alla conclusione.

Il DVD-V a corredo dell'album presenta un'intervista a Keneally e Minnemann di indubbio interesse: effettuata a bordo di un veicolo a motore, il rombo di sottofondo a mantenersi a livelli che rendono decisamente comprensibile la conversazione anche a chi non è un madrelingua; c'è anche una improvvisazione di studio in tempo reale lunga quasi un'ora, con delle efficaci sovraincisioni di basso da parte di Keneally che appaiono a tratti in "split screen".

Beppe Colli


© Beppe Colli 2010

CloudsandClocks.net | Oct. 21, 2010