Barry Guy/Marilyn Crispell/Paul Lytton
Ithaca

(Intakt)

E' ormai da tempo immemore che le affermazioni tanto spesso ripetute dalla stampa a proposito del pessimo stato di salute - quando non addirittura della già avvenuta morte - della musica d'avanguardia non sembrano trovare il minimo riscontro in quanto gira sul nostro CD player. Un fatto che suscita in chi scrive un certo rimpianto soprattutto oggi, quando non pochi musicisti d'avanguardia sembrano essere pervenuti a una condizione che ci arrischieremmo a definire di "classicità"; una classicità e una (relativa!) facilità d'ascolto frutto di una lunga sperimentazione e di un processo di asciugamento, non certo di un rimpicciolimento degli orizzonti e di facili accomodamenti. La (triste) novità degli ultimi tempi pare essere data dal fatto che un certo trendismo una volta appannaggio della stampa più mainstream - e delle correnti stilistiche dalle alte tirature, dal jazz-rock alle female vocalists di bella presenza - sembra essersi diffuso a quelle testate che (per amore o per necessità) dedicano parte delle loro pagine alle realtà più minute; con il risultato che il sassofonista ha da essere quello e non altro, e così pure il pianista, il batterista, il bassista e la casa discografica. Una realtà che ha il suo puntuale contraltare nelle rassegne di "nuove musiche", laddove la minestra nazionalmente somministrata è sempre una per volta (e degli altri che ne facciamo, li riscopriamo tutti post-mortem?).

E' almeno dal 1970 - fondazione della London Jazz Composers Orchestra - che il contrabbassista e compositore Barry Guy è una realtà della musica (post-jazz? improvvisata? extracolta?) europea. E lo stesso può tranquillamente esser detto di uno dei batteristi e percussionisti che più hanno contribuito ad allargare il campo coperto dal concetto stesso di "percussione": Paul Lytton. I due sono stati compagni di innumerevoli avventure, forse su tutto il celeberrimo (insomma... in senso relativo) trio che li vede a fianco del sassofonista Evan Parker (e non possiamo certo tacere dell'Electro-Acoustic Ensemble). Già pilastro del quartetto di Anthony Braxton, nutrita carriera solista, Marilyn Crispell ha inciso album sempre più snelli e comunicativi - si veda il recente Storyteller - mentre il suo cammino incrociava Guy e Lytton nei lavori della già citata London Jazz Composers Orchestra e nel trio con Parker - valga qui per tutti l'eccellente After Appleby (2000).

Odyssey (2002) aveva già presentato splendidamente il trio. Una dicotomia di situazioni: alle più brevi (e decisamente controllate) improvvisazioni facevano da contraltare le lunghe composizioni firmate da Barry Guy. Queste ultime mostravano il contrabbassista intento a fare del trio una vera e propria "orchestra tascabile" - da cui logicamente conseguiva una certa proporzione sonora; e questo era vero sia dei brani che erano già stati eseguiti da ampio organico (Double Trouble Too, Harmos) che di quelli composti per l'occasione (Rags).

Ithaca sembra invece avere quale fulcro d'attenzione l'"improvising trio" come entità autonoma - un'entità da non confondere con il "piano trio" intento a suonare musica bella-e-pronta: si veda quale buon esempio il ruolo tutto originale assegnato ai piatti. Ben coadiuvato da una nitida registrazione che invita ad alzare il volume, Lytton è stupefacente negli accelerati sui piatti (Fire And Ice), nell'introdurre un'improvvisazione con grande fantasia timbrica (Broken Silence), nel fronteggiare a distanza ravvicinata il contrabbasso (Zinc). Più che nella precedente occasione Guy sembra guidare più dallo strumento che dalla partitura, concedendosi anche dei bei momenti in solo (le tre Shard). La Crispell è incisiva come ci aspetteremmo, parimenti a suo agio sia nei climi agitati di Fire And Ice e Zig Zag, dove a tratti affiora qualche ricordo tayloriano, che nei momenti dal respiro più disteso quali Ithaca e Void (For Doris), quest'ultima a parere di chi scrive reminiscente dell'Anthony Davis del periodo Lady Of The Mirrors. Album dal procedere piacevolmente logico, Ithaca si chiude con la meditabonda e concentratissima Klaglied. Cinque stelle eccetera.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2005

CloudsandClocks.net | Jan. 16, 2005