Mike Gordon/Leo Kottke
Sixty Six Steps

(RCA)

Stupì non poco, tre anni or sono, apprendere dell'imminente pubblicazione di un album destinato a documentare una ancor fresca collaborazione tra Leo Kottke e Mike Gordon: due "musicisti-musicisti" (una specie oggigiorno sempre più rara) ognuno dei quali - ciascuno a suo modo - figura assolutamente originale nel panorama statunitense. Forse l'ultimo dei "tradizionalisti moderni", è dai primi anni settanta, quando si trovò a incidere anche per la Takoma di John Fahey, che l'oggi sessantenne Kottke fa parte di un ristretto numero di chitarristi acustici "autosufficienti", a sei e a dodici corde, il cui lavoro è sì tradizionale, ma non stantio; discretamente copiosa la produzione solista, i fan di Rickie Lee Jones ben ricordano la sua partecipazione a Traffic From Paradise (1993). Figura di popolarità incommensurabilmente maggiore, Mike Gordon è stato per vent'anni il bassista di una delle formazioni di maggior richiamo concertistico degli anni novanta, i Phish; celebre il suo versatile stile bassistico, ben noto il suo amore per la musica country e per il bluegrass; un amore che lo ha spinto a contattare Kottke, tra i suoi idoli di sempre, e a proporgli la collaborazione.

Clone non deludeva le aspettative, rivelandosi album dal fascino sottile e leggero (nonché - dati i tempi - decisamente selettivo). I due superavano bene l'ostacolo più grosso: quello di riuscire a integrare uno stile bassistico personale in una concezione chitarristica arpeggiata largamente autosufficiente senza banalizzarla o introdurre elementi che le risultassero estranei. Dopo un'agile apertura (Arko), i due trovavano ripetutamente un buon equilibrio: Car Carrier Blues, From Pizza Towers To Defeat, The Collins Missile, Disco, June, Middle Of The Road, Whip. L'unico limite veniva fuori con gli ascolti: il fatto che alcuni episodi fossero tanto tipici delle rispettive identità individuali (Clone e Clay per Gordon, I Am A Lonesome Fugitive per Kottke) da produrre accostamenti bizzarri dimostrava che c'era ancora molta strada da fare prima che i due pervenissero a un amalgama maggiormente fluido.

Piace poter dire che in Sixty Six Steps anche questo punto è stato brillantemente superato. Va da sé che le identità dei due sono ancora tanto diverse quanto lo sono le loro voci (il tipico baritono di Kottke, l'esile e quasi esitante vocalità di Gordon); ma riallacciandosi a un bel calypso del precedente lavoro (The Collins Missile), i due hanno fornito a Sixty Six Steps una chiave stilistica unitaria che è non poca parte dell'ottima riuscita dell'album.

Provato in Costa Rica, registrato nei famosissimi Compass Point Studios di Nassau, nelle Bahamas, il disco si avvale delle stupefacenti capacità percussive di Neil Symonette, sempre agile e fantasioso nei tempi e nei timbri - si ascolti lo spumeggiante apporto sull'iniziale Living In The Country, la sottolineatura ritmica su Balloon e il quasi funky di Can't Hang. Tre le cover: alla già citata Living In The Country di Pete Seeger vanno ad aggiungersi (pronti?) la Oh Well già celebre hit single di Peter Green e dei suoi Fleetwood Mac (Then Play On, 1969) e il mega-hit degli Aerosmith Sweet Emotion: ottime ambedue, contraddistinte da arrangiamenti da dipanare a poco a poco.

Gordon offre le belle The Grid e The Stolen Quiet, e inoltre una country Over The Dam e una "uptempo" Can't Hang che non avrebbero sfigurato su un album dei Phish (diciamo Billy Breathes?); dal repertorio live dei Phish proviene invece Ya Mar, ben nota ai fan del gruppo. Kottke canta Rings e Balloon (oltre alle due cover già citate), suona una bella slide su From Spink To Correctionville e in generale si dimostra versatilissimo chitarrista perfettamente a proprio agio accanto a un percussionista tanto "presente" (e se non andiamo errati per il chitarrista dovrebbe essere la prima volta in assoluto).

Crediamo non sia necessariamente utile aggiungere ulteriori particolari: Sixty Six Steps è un disco che va scoperto in proprio, per il puro gusto di farlo.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2005

CloudsandClocks.net | Sept. 19, 2005