Nick Didkovsky
Ice Cream Time

(New World Records)

"Il pezzo, Ice Cream Time, dura un'ora ed è una performance mista che usa parti notate in modo tradizionale, segnali processati dal vivo, chitarra elettrica attraverso un laptop e improvvisazione. Questi elementi stanno insieme in modo molto bello, e il pezzo trasporta l'ascoltatore attraverso un paesaggio estremo di suono e di ascolto profondo. Naturalmente amo suonare in modo ritmico e tirare fuori dell'energia rock, e ci sono un paio di movimenti dove questo accade. Poi a un certo punto il pezzo comincia ad affondare dentro un abisso sonoro davvero profondo, dove il tempo rallenta in modo drammatico, e alla fine di tutto è stata un'esperienza che ti ha davvero trasportato."

Queste le parole usate da Nick Didkovsky allo scopo di fornirci una succinta descrizione del suo nuovo lavoro intitolato Ice Cream Time. E al momento della nostra conversazione, avvenuta nel giugno del 2003, il ricordo della prima doveva essere indubbiamente ancora molto nitido nella mente del musicista, l'esecuzione avendo avuto luogo nell'aprile di quello stesso anno a Liestal, in Svizzera. Apprendiamo adesso dalle note di copertina che la registrazione che si ascolta su questo CD è stata invece effettuata in studio tre anni più tardi. Lo stesso Didkovsky, nel corso di un'intervista da noi effettuata nel 2007, ci aveva dato per imminente la pubblicazione di questo CD, cosa che è invece avvenuta solo pochi mesi fa.

La circostanza di una prima svizzera non deve destare stupore: il lavoro è infatti frutto di una commissione da parte del quartetto svizzero di sassofoni denominato ARTE Quartett, i cui componenti sono Beat Hofstetter, soprano e baritono; Sascha Armbruster, alto e baritono; Andrea Formenti, tenore; Beat Kappeler, baritono. Va subito notata la peculiarità di una formazione dove tre sassofonisti su quattro sono potenzialmente impegnati contemporaneamente al sax baritono: una circostanza che spiega facilmente certe tessiture cupe e borbottanti che è possibile ascoltare più volte nel corso dell'esecuzione.

Ai quattro sassofonisti si affiancano lo stesso Didkovsky, come d'abitudine a chitarra e laptop; e Thomas Dimuzio, cui è demandato il lavoro di campionatura e di elaborazione del suono. Lo stesso Dimuzio, qui appropriatamente indicato come coautore di due brani, ha curato il missaggio e la post-produzione dell'album insieme a Didkovsky. Molto denso e stratificato, a tratti davvero "scuro", il suono è però nitido; unica avvertenza, quella di dare un po' di volume e di "schiarire" i toni. Diamo ovviamente per scontati una stanza silenziosa e un livello di attenzione appropriato (ma l'album non è per niente "difficile").

Molto vario, il lavoro ha però una forte unitarietà tematica. Un primo esempio è dato dal frammento vocale che apre l'album, poi destinato a ricomparire più volte, seppure elaborato e a tratti quasi irriconoscibile. Un secondo esempio è il tema dal sapore che diremmo senz'altro frithiano che si incontra per la prima volta in apertura del terzo brano e che compare anch'esso qua e là in tutto il lavoro.

Ice Cream Time Song è il brevissimo frammento vocale di cui si diceva. Segue la breve Ice Cream Time Fanfare, che le utili e complete note di copertina definiscono "ivesiana" ma che a chi scrive ha invece riportato alla mente una certa esuberanza dal sapore folk propria di Albert Ayler, a onta di un baritono à la ROVA.

Meteoric Ice Pie Menace si apre con il baritono, poi i fiati che suonano come archi, tema eseguito dalla chitarra dal sapore frithiano, e successivo assolo di sax. Molto bello lo "splice" di chitarra ed effetti (da 1' 38" a 2' 49"). La ripresa del tema riporta alla mente i Doctor Nerve.

Seltzer Session I è poco più di un frammento, per chitarra processata e particelle vocali, messo qui a spezzare. Ice Cream Time Tango vede i sassofoni all'unisono (e un synth?) e il ritorno del tema frithiano. Bella opposizione di baritoni multipli e soprano, notevole assolo di chitarra "metal", riff furibondo per fiati. Curiosa chiusura "swing".

Fall ci introduce per certi versi alla seconda parte dell'album. Originale mistura timbrica: un tenore e tre baritoni, cui si aggiunge il campionatore (che a tratti, e più volte sull'album, sembra assumere quel timbro di "fisarmonica" tanto simile a quello del filtro modulato sul vecchio Prophet 5), per un insieme dove sembrano quasi comparire degli archi. E' comunque un brano che sembra avere la densità degli eventi quale suo "centro tematico".

Seltzer Session II vede Dimuzio quale coprotagonista. L'inizio è superficialmente etichettabile come "drone", ma basta ascoltare con attenzione per cogliere l'animazione "a strati". Chitarra "sdraiata", frammenti vocali, "metalli", e sette minuti tutti da gustare.

I Cheer Pet Eater apre con una chitarra curiosamente frippiana (dalle parti di Fracture), si aggiungono i baritoni. Bella cesura con campionatore, sviluppo articolato dei fiati, e a 4' 26" ritorna il tema frithiano.

La breve Trades è una "esplosione controllata" per chitarra, fiati e campionatore.

Calm ha uno svolgimento (quasi... Ambient?) per fiati e campionatore il cui lento sviluppo rispecchia a perfezione il suo titolo. Waiting ci riporta al tema frithiano, stavolta per sax soprano, si aggiungono la chitarra e il campionatore (con echi di modulatore ad anello), ma qui l'insieme ha un che di cameristico. Qualcosa di molto somigliante a un'onda quadra ci traghetta verso Rise, che con i suoi quattordici minuti porta il lavoro alla sua suggestiva conclusione: sax soprano, uno sfondo elettronico, un baritono "grosso", e un insieme che si sviluppa per "fasce" con sicura musicalità. A poco più di due minuti dalla fine i sassofoni vanno via, lasciando una rarefatta elettronica.

A mo' di conclusione, diremmo che chi ha finora trovato "decisamente ardue" le risultanze estetiche di Didkovsky potrà accostarsi senza alcun timore ad Ice Cream Time, lavoro di indubbio spessore ma dall'aspetto molto più "user friendly" che in passato.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2009

CloudsandClocks.net | Aug. 17, 2009