Herbert De Jonge Quartet
Real People

(EWM)

Trovato inaspettatamente nella nostra cassetta delle lettere, Real People si è alla fine rivelato una ben gradita sorpresa; solo con il procedere degli ascolti, però; e non prima che avessimo proceduto a resettare delle aspettative erronee che, come ogni tanto capita, non sapevamo neppure di avere sviluppato.

Il perché è presto detto: scorrendo la lista dei partecipanti, accanto a quelli di Charles Huffstadt (batteria), Esmee Olthuis (sassofono alto e soprano) e Herbert De Jonge (pianoforte e composizione) scorgevamo l'unico nome a noi noto: quello del contrabbassista Arjen Gorter, da noi apprezzato principalmente in ragione della sua lunghissima militanza nel Kollektief di Willem Breuker. E se aggiungiamo la circostanza che un tastierista di nome Henk De Jonge ha fatto anch'egli per lungo tempo parte degli organici di Breuker il gioco è fatto.

In realtà la musica contenuta in Real People è agevolmente definibile come "jazz classico", se non proprio "quasi mainstream". "Jazz classico", però, con un occhio al calendario: laddove il tema di un brano può benissimo non comparire al suo inizio, gli assolo non devono necessariamente seguire la mappa degli accordi e gli strumenti possono serenamente scambiarsi i ruoli.

Non è, diciamolo subito, una musica abrasiva; e se dovessimo offrire delle coordinate di comodo, utili (ci si augura) a orientare l'ascoltatore, citeremmo più Paul Bley che non Cecil Taylor, fosse pure il Taylor della fine degli anni cinquanta. A formare questa impressione, ben presente nei primi quattro brani, contribuiscono, accanto ai meditati silenzi del pianoforte, il contrabbasso "grosso" di Gorter e una batteria "leggera" dove i piatti sono sovente suonati in funzione melodica e di coloritura; l'ascoltatore sarà quindi scusato se il suo pensiero andrà alla coppia Gary Peacock-Paul Motian. Dopo la quasi cesura del brano numero cinque, l'album sembra quasi mutare coordinate, con effetto non sgradevole e il venire in primo piano di somiglianze a prima vista sorprendenti.

Prima di andare al dettaglio, anticipiamo le conclusioni: chi ama solo le cose abrasive troverà l'impostazione generale dell'album un po' troppo "old-fashioned". Diremmo quindi Real People rivolto principalmente a quanti coltivano ascolti attenti in grado di rivelare la ricchezza di una proposta. Non un capolavoro, sia chiaro: ma l'album non merita di certo la triste fine che la prevedibile assenza di promozione da parte di una piccola etichetta parrebbe in grado di assicurargli.

Balacarde apre bene l'album con un tema melodico e cogitabondo per sax alto; entrano progressivamente il piano, il contrabbasso, i piatti; seguono un assolo di piano, e poi di sax alto, che in tutto l'album Esmee Olthuis suona in una veste leggera e aerea, quasi una gamma bassa del soprano. Tema e chiusa.

Wit En Blauw apre con un pianoforte bleyano, in trio, su tempo medio, e un unisono tra il contrabbasso e la mano sinistra di De Jonge suonato in opposizione a un ostinato della destra (ed è un unisono che, lo dobbiamo ammettere, ci sarebbe piaciuto fosse più agevolmente udibile); tema arioso e cantabile per sax soprano, di quelli che si ricordano.

Mirjam offre un incedere lieve del soprano, un'atmosfera decisamente bleyana, dei piatti alla Motian, e un bel rullante con cordiera.

Più mosso Happy, con piano "classico" giocato su due mani, e un quartetto "semi-free", con il sax alto in evidenza. Possente mossa "swing-blues" del contrabbasso, procedere estroverso.

Incedere quasi immoto per Voor Wie Dit Geldt, con piano e il sax alto "soffiato". Non il momento migliore dell'album, ma utile come cesura tra quelle che abbiamo percepito come "due parti".

Madre DD ha un inizio per solo sax soprano, sfocia poi in un bel tema lento. Stranamente il soprano ci è parso quasi una trasposizione del saxello di Elton Dean.

Batteria "muscolare", sax soprano, assolo di piano "ortodosso" per Witch Way. Anche qui ci è parso di scorgere l'ombra di Elton Dean, ma è tutto il brano a sembrare quasi una "trasposizione acustica" di certe arie presenti su Fifth dei Soft Machine.

Vogeloog è una ballata che a tratti ci è parso fare riferimento esplicito alla ornettiana Lonely Woman. Riusciti assolo - che diremmo senz'altro ortodossi - di pianoforte e sax alto.

Andamento "classico" per Blue Moment, con bell'unisono sax alto-pianoforte, contrabbasso "walking" e begli assolo di pianoforte e sax alto.

Gods Noorwegen chiude bene l'album: introduzione di piano in stile "ballad", trio, pregevole assolo di contrabbasso, bel solo di sax soprano, appropriata chiusura di pianoforte.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2008

CloudsandClocks.net | Mar. 25, 2008