Tobias Delius/Wilbert de Joode/Dylan van der Schyff
The Flying Deer

(Spool)

Dylan van der Schyff è un batterista e percussionista canadese di ottima tecnica e buona personalità la cui versatile musicalità è ben documentata - in contesti decisamente eterogenei - su un buon numero di album apparsi nel catalogo dell'etichetta canadese Spool.

Van der Schyff aveva giocato una non piccola parte nella buona riuscita di Floating 1...2...3, disco non appariscente ma dai molti meriti risultato fra i preferiti di chi scrive tra quelli usciti durante lo scorso anno. Registrato dal vivo nel 2000 al festival jazz di Vancouver, Floating 1...2...3 vedeva un van der Schyff in versione decisamente coloristica affiancarsi al melodico violoncello di Peggy Lee e al sassofono e al clarinetto di Michael Moore, il cui aereo procedere risultava deliziosamente "altrove".

The Flying Deer coglie van der Schyff durante una trasferta olandese: l'album documenta infatti un concerto in trio tenutosi allo Zaal 100 di Amsterdam il 4 settembre di due anni fa. A differenza del CD precedentemente citato, The Flying Deer esalta l'aspetto più propriamente ritmico del batterista; il che è in fondo logico se consideriamo le differenti personalità degli altri musicisti della formazione: Wilbert de Joode e Tobias Delius, da tempo protagonisti a pieno titolo della scena musicale olandese anche se i loro nomi risultano ancora meno noti dei fondatori di quella celebre "scuola". De Joode ci aveva ben impressionato già dai dischi (e il suo recente album in solo, Olo, vale certamente una segnalazione), ma ascoltare il suo basso in contesti tanto diversi quali il trio di Ab Baars con Roswell Rudd e il quartetto d'archi di Ig Henneman (durante l'edizione targata 2001 del festival Controindicazioni a Roma) ci aveva reso maggiormente consapevoli della sua statura, evidente anche qui sol che si abbia l'accortezza di aggiungere un po' di bassi. Decisamente più "terreno" di Moore, Tobias Delius conferma al sax tenore e al clarinetto quella tipica dimensione caratterizzata da un timbro decisamente tradizionale e da un linguaggio estremamente moderno dove a tratti fanno capolino momenti "cool".

In simile compagnia non è sempre facile per van der Schyff evitare la tentazione di impersonare Han Bennink - si ascolti ad esempio il brano posto in apertura, A Good Idea, in stile tipicamente "Dutch Swing" (dove la batteria - nel senso di strumento - è quella di Michael Vatcher!) o le spazzole velocissime del brano che dà il titolo all'album. Ma van der Schyff si conferma musicista personale - vedi il colorismo ai piatti sull'incipit di Seven Day Itch o l'inizio di Bar Flies, affidato alle sole percussioni. Ma è il trio come un tutto a ben impressionare, con un interscambio di idee che potrebbe far supporre ben più approfondite frequentazioni e una varietà che a ben vedere è nei patti del "genere". Sempre concentrato e dal linguaggio asciutto Delius, versatilissimo de Joode - si ascolti il tambureggiare all'inizio di The Flying Deer e l'incipit in solo di Zaal 100, brano che è un perfetto microcosmo del disco e di tutta un'estetica.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2003

CloudsandClocks.net | Nov. 22, 2003