Chris Cutler/Thomas Dimuzio/Fred Frith
Golden State

(ReR)

E' con un forte senso di anticipazione che abbiamo atteso che venisse per noi il momento di ascoltare l'album (qui inteso nel senso ristretto di vinile) intitolato Golden State. Ed è stata un'attesa decisamente più lunga di quanto non avremmo supposto, per i motivi di cui si dirà a momenti.

Eravamo curiosi di vedere cosa avrebbero combinato questi tre musicisti, insieme. Infatti, se ben ricordiamo, questa dovrebbe essere la prima volta che una documentazione discografica che vede quali protagonisti il batterista, eccetera Chris Cutler, il manipolatore e tastierista Thomas Dimuzio e il chitarrista, eccetera Fred Frith viene resa disponibile al pubblico su un mezzo fisico; ciò a fronte dei quattro album incisi dal duo Cutler-Frith e dei due ascrivibili alla coppia Cutler-Dimuzio: tutti album molto belli, e dai molteplici motivi di interesse.

Golden State appare in tutta la sua maestà visiva e forte di una tiratura limitata: 1969 copie in vinile vergine a 180 gr., 500 delle quali in vinile semitrasparente di colore oro e 500 in vinile bianco (a parere di chi scrive, è sempre il più elegante), le rimanenti essendo nel classico nero. Anche se il comunicato stampa parla di registrazioni effettuate in California nel 1999, le note di copertina attribuiscono i quattro brani contenuti nell'album agli anni 1999, 2000 e 2002, senza peraltro specificare se si tratti di incisioni effettuate dal vivo o in studio, anche se un certo "ambiente" che sembra di poter avvertire qua e là ci farebbe propendere per la dimensione concertistica, pur se ovviamente editata da Thomas Dimuzio, che ha anche curato la premasterizzazione dell'album.

Il motivo per cui la nostra attesa è stata più lunga del dovuto è semplice: era infatti nostra intenzione ascoltare Golden State con la nuova testina appena arrivata e in attesa di essere montata, quella vecchia avendo visto giorni migliori. Ma dato che tra le intenzioni più nobili e i fatti si erge molto spesso il muro della realtà...

I diciotto minuti della prima facciata sono occupati da un brano eseguito dal trio. Strano ma vero, ci siamo ritrovati di tanto in tanto a pensare all'aggettivo "psichedelico", termine che non è qui ovviamente da essere inteso nel suo senso letterale, a dispetto di un'uscita chitarristica di Frith (a 5' ca.) in stile "raga rock"; bella anche un'altra uscita del chitarrista, all'incirca 5' più tardi. C'è molto uso dello spazio e della dinamica, con il trio a evitare il risaputo effetto "muro di suono". Paradossale: proprio quando stavamo incominciando a interessarci davvero, la facciata è finita.

La seconda facciata vede, nell'ordine, un breve brano per trio; uno di 6' con la partecipazione di Beth Custer alla voce e al clarinetto basso; e uno di circa 10' eseguito dal trio. Se il primo dei tre è poco più di un'efficace introduzione, il secondo gode non poco dell'aggiunta del ligneo timbro scuro del clarinetto; anche qui il brano ha termine proprio quando l'orecchio comincia a prenderci gusto; il terzo brano ci è parso portare con sé tracce maggiori dell'estetica di Dimuzio, in primis certi colori "scuri", risultando nell'economia dell'album il preferito da chi scrive; anche qui diremmo che qualche minuto di musica in più non avrebbe guastato.

Tutto bene, allora? Purtroppo no. Ma qui una premessa è doverosa.

E' ormai da circa un ventennio che chi scrive non acquista quasi più album in vinile - parliamo qui di versioni in vinile di album di nuova uscita frutto di masterizzazione digitale e di recenti ristampe di album storici in una nuova masterizzazione digitale - con qualche rara puntata effettuata nel campo del vinile "vintage" "come nuovo" o sigillato. Dobbiamo quindi ammettere di essere pressoché all'oscuro di quali siano i reali standard qualitativi odierni per quanto riguarda il vinile di nuova stampa, anche se la decina di album da noi ricevuti in omaggio nel corso dell'ultimo decennio ci ha convinto della giustezza della nostra decisione di tenerci lontani dalla cosa.

L'aspetto che diremmo curioso è che mentre da un lato ci capita di leggere blog specializzati dove il numero degli album dai difetti più vari lì discussi è potenzialmente infinito (ma senz'altro inferiore a quello degli improperi per le somme spese), nulla di tutto ciò è riscontrabile nelle conversazioni che ci capita di ascoltare e in qualche (rara) recensione che ci capita di leggere. Qui il lettore dovrà supporre da sé.

Stampata dalla MorphiusDisc, la copia in nostro possesso è risultata contraddistinta da una discreta ondulazione: niente di grave, ma abbastanza da guastare la fruizione del primo pezzo della seconda facciata; un non corretto posizionamento del foro sulla seconda facciata, con tipico effetto "gentile mal di mare" sui solchi esterni; e una non piccola rumorosità: non a causa di fruscio del vinile (è silenziosissimo), ma per dei pop e toc avvertibili soprattutto (ma non solo) nel corso della prima metà della facciata uno; i problemi sono acuiti dal fatto che il volume della musica non è alto quanto avremmo desiderato: è ovvio che un album dal suono pulito e dall'ampia dinamica come questo non potrà non avere momenti silenziosi, ma diremmo che - complice la non lunga durata - un po' di livello in più non avrebbe provocato il celeberrimo "salto della puntina"; il dovere ascoltare a volume elevato rende ancor meno sopportabili quei piccoli "botti".

Ripetiamo: ci pare di poter supporre che i difetti di quest'album rientrino "nella norma", e non vorremmo che il lettore si astenesse dall'ascoltare dell'ottima musica su un mezzo che supponiamo non inferiore alla media di quanto oggi viene stampato.

In chiusura, ci fa piacere aggiungere un piccolo particolare: l'ascolto di Golden State ci ha indotto a chiederci se l'abitudine all'ascolto in digitale non ci abbia reso "ipersensibili" a quelli che sono i normali difetti del vinile "quale esso è sempre stato". E qui in effetti per un ascoltatore italiano ricordare i vecchi Little Red Record dei Matching Mole su stampa CBS o Larks' Tongues In Aspic dei King Crimson su stampa Ricordi vuol dire inorridire. Ma prima di ascoltare Golden State, allo scopo di "tarare" le orecchie sulla nuova testina abbiamo ascoltato una serie di album stampati tra il 1970 e il 1984, e la resa era da ottima a superba. Proprio per toglierci ogni dubbio abbiamo riascoltato le stampe UK originali del 1973 di Leg End degli Henry Cow e di IV dei Faust, ambedue su Virgin: era tutto un altro mondo.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2010

CloudsandClocks.net | Sept. 30, 2010