Ab Baars/Meinrad Kneer
Windfall

(Evil Rabbit Records)

Un album come Windfall può senz'altro essere definito quale esemplare decisamente ben riuscito di un modo "moderno" di concepire l'improvvisazione, laddove una buona varietà stilistica, un'ottima padronanza di multiformi e complesse tecniche esecutive e un'intesa che non ha nulla di "esitante" pur in presenza di uno sviluppo musicale che si indovina largamente "a braccio" tendono a produrre un risultato che è agevole definire come "teleologicamente coerente". Un risultato che - dando ovviamente per scontato quello che è il "normale" grado di difficoltà di questo tipo di situazioni musicali - può ben essere definito come in grado di essere apprezzato da un "normale" ascoltatore attento e amante delle sorprese poco appariscenti.

Diremmo lecito indicare in Ab Baars il musicista maggiormente conosciuto del duo, anche se sospettiamo ciò sia ancor oggi dovuto più al suo essere un componente ormai storico della gloriosa formazione olandese denominata Instant Composers Pool Orchestra che alle varie realtà musicali che da tempo lo vedono protagonista maturo. Il sassofonista e clarinettista si confronta qui con il contrabbassista Meinrad Kneer, musicista dalle buone capacità tecniche e dal retroterra composito (com'è oggi normale) che chi scrive ha avuto modo di ascoltare con discreto piacere in svariate occasioni, sovente a fianco del pianoforte (anche preparato) di Albert van Veenendaal, qui presente in veste di tecnico di registrazione. Aggiungiamo adesso che agli abituali sax tenore e clarinetto Baars affianca qui lo shakuachi e il noh-kan, il corto flauto traverso giapponese in legno già usato su Stof, il bell'album che qualche anno fa Baars aveva condiviso con l'eccellente suonatrice di viola Ig Henneman.

Missaggio e masterizzazione sono opera di Micha de Kanter. E proprio un bilanciamento dei canali a nostro avviso non propriamente ideale (com'è ovvio questa è materia largamente opinabile, anche se forse non in questo caso) ha costituito per chi scrive un non piccolo ostacolo all'apprezzamento dell'album. Come largamente noto, Ab Baars è un musicista ben in grado di "proiettare" il suo suono. In termini di pesi il contrabbasso ne risulta quindi svantaggiato. E dato che il rapporto di contrappunto tra i due strumenti va qui molto al di là di quello tra solista e ritmi che siamo soliti attribuire al jazz "classico" ne consegue che l'album ci è rimasto opaco finché non abbiamo pensato di girare la manopola "balance" dell'amplificatore di circa il 15%, cosa che ha immediatamente regalato la giusta dose di intellegibilità alla musica.

Undici brani per quarantasei minuti e un lavoro che procede per asciugamento (al quale non diremmo estraneo un processo di editaggio che ci è parso avvertibile qua e là) hanno quale risultato finale un che di austero. Non "difficile", ma l'ascoltatore dovrà fare la sua parte.

Se il jazz è ormai perlopiù un'eco lontana, non pare azzardato individuare tracce "etniche", e non necessariamente dove più ce le aspetteremmo. Bello e nitido (e talvolta iperrealista) il suono dei fiati, diremmo che il contrabbasso sia stato ripreso con un sistema a molti microfoni: nitida la nota, è agevole percepire gli armonici a distanza dallo strumento e anche, qualora appropriato, il lavoro percussivo sulla tastiera.

The Staircase Incident apre con il tenore, e il contrabbasso a produrre una frase discendente; qualche cenno di "swing" rimanda per un istante a gloriose pagine Anthony Braxton/Dave Holland. Ant Logics ha il clarinetto e il contrabbasso, a tratti cameristico, suonato con l'arco. Windfall ha lo shakuhachi e il contrabbasso a produrre armonici. Wood-Wind presenta un sax tenore quasi "cool" e un lavoro percussivo sulla tastiera che rimanda a delle tabla per quella che è senz'altro una delle pagine più atipiche e riuscite dell'album. Long Way Home ha il tenore, dei toni sussurrati e il contrabbasso (che a tratti ci ha ricordato una cornamusa) a produrre armonici. Bird Talk, con il noh-kan sulla gamma alta, va in direzione della musica "etnica" (mentre si ricorda della Bird Calls di Charles Mingus?).

Insinuated Instability ha il clarinetto, e il contrabbasso che passa con disinvoltura da arie "etniche", con "sfregamenti" e la gamma percussiva in evidenza, a timbri più propriamente jazzistici. The Pledge ha un andamento concentrato e parco di note, con il tenore che sembra rimandare allo stesso tempo a certe ance nordafricane e ad Albert Ayler, cui il contrabbasso oppone un ostinato con arco da camera; bella ed efficace la frase di tenore sul finale. Quasi un "minuetto orientale", Eastern Rudiment ha lo shakuhachi e il contrabbasso con l'arco. Into Philosophy e Target Practice sono due esemplari tratti della stessa stoffa, con il tenore e un contrabbasso "sfregato".

Beppe Colli


© Beppe Colli 2010

CloudsandClocks.net | Mar. 4, 2010