Trey Anastasio
Plasma

(Elektra)

Pubblicato nell'aprile dello scorso anno, Trey Anastasio - primo album solo del chitarrista dei Phish ad apparire dopo lo scioglimento dell'amatissimo gruppo statunitense - non ha avuto molto spazio sulla stampa specializzata. Né si può dire sia stato ascoltato con molta attenzione, eccezion fatta per alcuni critici che non sembrano aver perso il gusto di ragionare di musica (ottimo esempio l'intervista realizzata da Robert Doerschuck per On Stage Magazine). Non che non ci fosse da aspettarselo: i Phish vengono per lo più considerati un bizzarro fenomeno di costume, e l'annunciato tour di Anastasio non sembrava certo destinato ad accogliere le stesse folle oceaniche del gruppo.

Peccato, perché la nuova formazione, contraddistinta da una sezione ritmica più secca e arricchita da una folta sezione fiati, dava modo ad Anastasio di mutare sensibilmente la tavolozza dei colori a disposizione e di esplorare climi e timbri del tutto diversi che in passato. Stante la dichiarata intenzione del chitarrista di avere una "dance band" dove l'immediatezza del risultato non andasse a discapito di una sofisticazione del linguaggio musicale adoperato. L'album veniva fuori con gli ascolti (al giorno d'oggi una sicura ricetta per il disastro commerciale), e riusciva a mantenere una cifra discretamente unitaria a onta della varietà dei climi, laddove ritmi latini si affiancavano a mosse hendrixiane, ballad melodiche a ritmi funky e dove facevano capolino echi davvero inaspettati (gli Who?). Ma com'è ovvio per la filosofia di Anastasio, la prova di tutto avviene sempre su un palco. Logico, quindi, pubblicare un doppio CD che documentasse i concerti dello scorso anno e mostrasse il cammino effettuato dalla band.

Cosa che Plasma fa egregiamente. Due ore di durata, registrato dal vivo su due tracce con un suono nitido ma - almeno per chi scrive - forse un po' stancante qualora l'album venga ascoltato tutto di fila. La sezione ritmica (Markellis e Lawton, affiancati dalle percussioni di Cyro Baptista) regge il peso alla perfezione e i fiati (sassofoni, clarinetti, tromba, trombone, tuba e flauti) si dimostrano agili e versatili, così come le tastiere di Ray Paczkowsky, che specialmente nel corso di alcune lunghe jam (Night Speak To A Woman e Sand) dimostra di aver sviluppato una bella capacità di dialogo con la chitarra del leader. Il materiale è quasi completamente inedito. Da Farmhouse - l'ultimo album dei Phish prima della separazione - vengono riprese First Tube e Sand, che la sezione ritmica del gruppo aveva affrontato con ottime capacità tecniche ma con una sensibilità forse mancante di naturalezza.

Suono e durata sulle prime fanno sembrare Plasma più uniforme di quanto non sia in realtà. Ci si può inizialmente concentrare sulle brevi canzoni del primo CD (Plasma, When, Every Story Ends In Stone) o sulle performance dei fiati (Mozambique, la bella ripresa di Magilla, l'arrangiamento di Small Axe di Bob Marley, non lontanissima da certe cose della Brass Fantasy di Lester Bowie). Se le lunghe jam del secondo CD siano da considerarsi ipnotiche o tediose è cosa che dipende dalla sensibilità di ciascuno. Senz'altro bello il R&B di Simple Twist Up Dave, con l'assolo di chitarra di Anastasio punteggiato dai fiati. Da parte nostra salveremmo senz'altro Sand e Night Speak To A Woman, mentre Inner Tube sembra davvero un po' troppo lunga per un semplice ascolto casalingo.

Beppe Colli


© Beppe Colli 2003

CloudsandClocks.net | May 4, 2003