Bettye Kronstad
su
Lou Reed's Berlin

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di Bettye Kronstad
July 20, 2007



Ricordo la mattina in cui mi sono svegliata e ho trovato Lewis in soggiorno accanto a una bottiglia quasi vuota di Johnnie Walker Red. Erano le 8:30 del mattino e io divenni di malumore. Di solito non incominciava a bere prima che fosse almeno pomeriggio. Iniziai a fargli delle domande - dopo tutto, alle 8:30 del mattino aveva accanto a sé un bicchiere mezzo vuoto di Scotch e una bottiglia di Scotch Johnnie Walker già consumata per tre quarti. Mi disse che aveva scritto "l'album" durante la notte, che la RCA avrebbe finalmente avuto l'album che da molti mesi gli aveva veementemente richiesto di completare. Lui avrebbe potuto tenersi il suo contratto, dato che l'album successivo a Transformer faceva parte del pacchetto necessario a far sì che lui continuasse a far parte della RCA; a quel tempo Transformer non aveva fatto guadagnare molti soldi alla RCA, e così gli chiedevano di adempiere ai suoi obblighi contrattuali.

Fu a questo punto che mi diede il suo taccuino e mi disse di leggere i testi, prese la chitarra e iniziò a cantare. La storia parlava di una coppia che litigava selvaggiamente e la donna andava a letto con chiunque e i suoi bambini le erano stati sottratti - sua FIGLIA, per la precisione - e poi lei si era uccisa e l'uomo valutava pacatamente la situazione e non gliene importava niente - proprio niente.

Il resto della storia è molto triste. Lou e io avevamo saputo da poco che mia madre era morta, mia madre che viveva a New York e dalla quale io ero separata dato che le ero stata sottratta quando ero una bambina piccola. Questo era successo a me. Tra le altre cose, mia madre era stata accusata di non prendersi cura di sua figlia, e aveva perso la mia custodia dato che non aveva il denaro necessario per assumere un avvocato e respingere queste accuse.

Naturalmente non era vero. Erano gli anni cinquanta. Era una madre single di diciott'anni con solo un diploma di scuola superiore e una bambina piccola della quale non era in grado di prendersi cura da sola. Aveva lasciato suo marito, mio padre, dato che lui teneva un pessimo comportamento, in conseguenza delle ferite che aveva riportato nel corso della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale aveva combattuto nella Battle of the Bulge e si era guadagnato due medaglie Purple Hearts e la Bronze Star.

E' facile immaginare il mio shock nel leggere i testi di Berlin, la storia di una donna alla quale erano stati sottratti i figli perché era una cattiva madre, che Lou aveva "scritto" durante la notte. Beh, era da un po' che lavorava a Jim e Men of Good Fortune, questo è vero. Ma il resto fu buttato giù in fretta in una notte.



Stargli vicino mi stava distruggendo, ma io rimasi a sostenerlo, dato che avevo dato la mia parola che lo avrei fatto, e dare la mia parola era una cosa che per me allora aveva valore, e lo ha tuttora. Avevo poco più di vent'anni, avevo sposato, divorziato, ed ero ritornata da Lou dato che lui e io avevamo deciso di riprovare a far funzionare le cose. A quel punto avevo promesso ai suoi manager che lo avrei sostenuto durante la registrazione di Berlin. Loro mi dissero che lui non sarebbe stato in grado di finirlo se io me ne fossi andata. Così rimasi finché riuscii a sopportarlo.

Durante l'ultimo tour degli Stati Uniti, Lou era diventato molto sgarbato; io lo facevo andare sul palco pulito quanto potevo, e poi andavo nel teatro o nel gabbiotto e curavo l'apparato delle luci che avevo ideato per lo spettacolo dal vivo.

La seconda volta che mi colpì mi fece un occhio nero. Allora io gli feci un occhio nero, e questo gli fece smettere di usare i pugni. Tutti sapevano che si comportava male - con il suo bere, le sue droghe, le sue emozioni - con me. A quei tempi era anche incredibilmente autodistruttivo. Ma sono state le persone delle quali è stato così astuto a circondarsi che gli hanno impedito di finire male, gente che aveva un interesse legittimo, tangibile in lui da proteggerlo da chiunque potesse fargli del male - incluso se stesso - dato che in ultima analisi è lui il responsabile/il mezzo con cui loro si guadagnano da vivere. Lui aveva già i Velvet Underground come parte del suo passato, e anche Andy Warhol.

Ho letto articoli di quotidiani e riviste affermare che io ho cercato di uccidermi durante la registrazione di Berlin. Questo è falso. Chiunque ci fosse vicino a quel tempo sa che non lo farei mai, e che non l'ho fatto. Avevo troppo da fare a tenere Lewis pulito per tutte le sedute di registrazione. A volte, quando le sedute si  protraevano per molto tempo e lui non era ancora tornato a casa, rimanevo nella stanza d'albergo o portavo la macchina in affitto a St. James Park all'alba e passeggiavo tra quei bei giardini per mantenermi sana di mente.

Poi, quando tornava a casa dallo studio e/o da qualsiasi altro posto fosse stato in seguito, non gli chiedevo dove fosse stato. Non volevo saperlo, e le verità era anche che non m'importava più. Ho fatto il mio lavoro e ho tenuto fede alla mia parola, che non l'avrei lasciato.

E in effetti sono rimasta nel tour europeo fino a Parigi, quando, la sera del suo grande show lì, un attimo prima di lasciare l'albergo per andare al teatro, a causa del suo comportamento/del modo in cui mi ha trattato, sono andata via dall'albergo dopo aver lasciato un messaggio nella cassetta delle lettere del suo manager dicendogli che volevo dei biglietti d'aereo per il giorno seguente per volare a casa a New York, cosa che ho fatto.



Non ce la facevo più, anch'io stavo per essere catturata da tutta quella pazzia. Mentre tutti gli altri erano allo show me ne sono andata in giro per la città sotto la pioggia piangendo finché un poliziotto parigino mi ha fermato sotto l'Arco di Trionfo e mi ha detto che sarei dovuta andare in albergo a dormire. Avevo ventiquattro anni. Berlin mi ha fatto molto male, e a dire il vero, se io mi mettessi nella condizione di esserne influenzata - perfino adesso - più di trent'anni dopo, potrebbe farmene ancora.

Ma sebbene mi abbia fatto tanto male quanto potrebbe farne a qualunque donna sentire una storia maligna a proposito della propria madre, continuamente, che tutto il mondo può sentire, o come il suo matrimonio fosse andato a pezzi per colpa di un marito violento, io avevo promesso ai suoi manager E a lui che non lo avrei lasciato e lo avrei sostenuto durante quelle sedute di registrazione, quindi sono rimasta e mi sono presa cura di lui. Sono stata la sua poliziotta e la sua infermiera, due ruoli che mi sono estremamente innaturali, due costumi che mi sono tolta con facilità dopo che l'ho lasciato, cosa per la quale sono stata così profondamente sollevata: non c'erano soldi che sarebbero bastati, quindi quando l'ho lasciato definitivamente ho preso solo i soldi che mi spettavano per il mio lavoro alle luci, che fino ad allora non avevo mai ricevuto.

Questo è quello che è successo durante le sedute di registrazione di Berlin e dopo fino al momento in cui ho lasciato Lou a Parigi.  Durante la registrazione di Berlin mi arrivava voce che i musicisti di studio erano incredibilmente depressi dato che tutti sembravano sapere che Lou stava scrivendo di noi. Quello che non sapevano era che Lewis stava scrivendo anche di mia madre e della mia triste infanzia quale risultato della Seconda Guerra Mondiale, a causa di un padre che era stato gravemente ferito in quella guerra.

Ora Lewis sta traendo un utile profitto da questa storia. Il paradosso è che la storia vera è ancora più interessante. Non ho mai detto niente alla stampa, NON UNA PAROLA, dato che ho due figlie, che ora sono cresciute, ma quando ti difendi da Lou Reed, affronti un gigante dei media, una macchina dei media finemente oliata.

E inoltre non sono mai stata una cameriera che serve i cocktail. Anche questo è falso. Ho servito ai tavoli durante il PRANZO per tre mesi nel periodo in cui ero studentessa e poi sono stata licenziata. Non era una cosa che sapevo fare bene. Ma da più di venticinque anni insegno inglese.

-- Bettye Kronstad               



© Bettye Kronstad 2007

(Traduzione di Beppe Colli)

CloudsandClocks.net | July 20, 2007